“Poter continuare a varcare ogni giorno la soglia dell’Ospedale è un vero e proprio miracolo”. A parlare è una dipendente dell’Ausl di Modena non vaccinata. “Il motivo per cui non sono ancora stata sospesa è perchè oltre ad aver contratto il Covid, ho alcuni problemi di salute e il mio medico curante ha redatto un certificato affinché io venissi esonerata. L’azienda non mi ha ancora contattata, non so quale sarà il mio destino e come verrà valutato il mio caso. Il mio auspicio naturalmente è quello di poter continuare a fare il lavoro che amo e che svolgo nel rispetto di tutte le regole per tutelare non solo me stessa ma tutti coloro che mi stanno intorno, a partire dai pazienti”.
L’operatrice ha le idee chiare, “non sono certo una no vax. Non ho nulla contro i vaccini come dimostrato dal certificato vaccinale dei miei figli ma nutro comunque delle perplessità per quelli messi a punto per contrastare il Covid. Vaccini sui quali restano ancora delle ombre in particolare per quanto riguarda la sicurezza e i rischi correlati sul medio e lungo termine. Mi faccio delle domande e pur stando lontana dalle numerose fake che circolano in rete, sono dubbiosa. Tante persone a me vicine hanno avuto reazioni importanti dopo l’inoculazione e io sono sinceramente perplessa. In coscienza non me la sento di vaccinarmi”.
Nel caso in cui l’azienda rigettasse la documentazione presentata, l’operatrice, come già accaduto per altri colleghi, verrebbe sospesa e privata dello stipendio, una spada di Damocle che ha convinto molti sanitari a “regolarizzare” la propria situazione. “Nel caso fossi messa di fronte a un ultimatum – commenta l’operatrice – seppur a fatica deciderei di ascoltare la mia coscienza e di non vaccinarmi. E’ un’eventualità alla quale ho pensato molto ma non voglio mettere in pericolo il mio corpo fino a quando non avrò la certezza che il vaccino è sicuro. Non voglio sottomettermi a un trattamento imposto che non offre garanzie e non mi fa stare tranquilla. Io ho già contratto il Covid, probabilmente mi sono ammalata in ospedale insieme ad altri colleghi, e ancora oggi, a mesi di distanza, mi porto dietro qualche strascico. Mi domando perchè debba vaccinarmi dal momento che il mio sistema immunitario conosce già questo virus”.
Il suo è un lavoro di cura non pensa che la vaccinazione sia un atto dovuto per proteggere i pazienti?
“Credo che in questa fase la comunicazione stia facendo gravi danni. Chi si vaccina può comunque contrarre l’infezione e a sua volta contagiare altri. Avere il green pass non significa essere al sicuro: per difendersi è fondatamente un uso corretto dei dispositivi di protezione, a partire dalla mascherina”.
Il clima in ospedale è teso: “l’obbligatorietà induce al ricatto. Se non ti vaccini non puoi lavorare, ti viene tolta la dignità. E’ un meccanismo perverso. Siamo sempre stati liberi di decidere della nostra salute mentre ora le carte sono state del tutto rimescolate. Ci sono colleghi che sono già stati allontanati e vivono una situazione davvero difficile e disorientante. Persone che hanno lavorato in azienda per trent’anni gettate via come spazzatura. Spero si ridia loro dignità perché senza un’occupazione ci si sente letteralmente mancare la terra sotto ai piedi”.
In attesa di conoscere quanto deciderà la direzione aziendale, questa operatrice non molla: “ogni giorno vado al lavoro felice. Sto al mio posto, non mi presto a sterili discussioni e non mi espongo per non essere ostracizzata o attaccata. Mi limito a fare ciò che amo, il mio lavoro”.
Jessica Bianchi