Dal primo aprile, quando è stato varato il decreto legge 44 che impone la sospensione dal lavoro per il personale delle professioni sanitarie che non vuole vaccinarsi, sono passati quattro mesi ma ora arrivano le lettere di sospensione dal servizio.
Complessivamente in Emilia Romagna oltre il 97% degli operatori della sanità pubblica ha aderito alla campagna vaccinale e, ad oggi, sono 167 i provvedimenti firmati ma il numero non può che aumentare man mano che si procede con gli accertamenti, si ritengono incomplete le documentazioni oppure i sanitari confermano la non disponibilità alla vaccinazione.
Continua il lavoro di convincimento ma intanto la macchina delle verifiche di medici, infermieri operatori è partita e completerà il suo lavoro: la legge prevede in prima istanza, se possibile, l’assegnazione ad altre funzioni, poi le ferie forzate, quindi la sospensione.
“I servizi – precisa Giuseppe Diegoli, responsabile prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione – non resteranno scoperti perché, per quanto elevati possano essere i numeri, non rappresenteranno un problema e non inficeranno la funzionalità del sistema”.
Gli accertamenti sono lunghi e complessi e “ogni caso – spiega Diegoli – deve essere trattato singolarmente. Sono tre i livelli di consultazione: per i casi più evidenti è il Dipartimenti di Sanità Pubblica che emette il provvedimento; per i casi di media complessità, ogni Azienda sanitaria ha attivato un tavolo di esperti per valutare la situazione sanitaria che accompagna il rifiuto alla vaccinazione; i casi più complessi a livello regionale sono sottoposti a un pool di accademici dell’Università di Bologna”.
Intanto, proseguono gli accertamenti sul caso dell’operatore del centro mammografico di Modena risultato positivo al Covid (è scattato un tampone a 40 pazienti e tre colleghi del tecnico sono stati isolati) per capire se si fosse vaccinato o meno. “Il caso è reale – osserva Giuseppe Diegoli – e la positività del tecnico è stata accertata, ma il dato sulla vaccinazione non l’abbiamo ancora rilevato, ci sono problemi di privacy”.
Sara Gelli