West Nile, al via il posizionamento delle trappole per le zanzare

I dodici i dispositivi collocati in altrettante aree verdi sul territorio della provincia di Modena: ogni quindici giorni la raccolta dei campioni per prevenire potenziali situazioni di rischio.

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Cristiana Corsini, Dirigente Veterinario dell’Azienda Usl di Modena

Intrappolare le zanzare per scongiurare la diffusione di malattie con conseguenze anche gravi per la salute. E’ il compito del personale del Servizio veterinario dell’azienda Usl di Modena, che in queste settimane si sta occupando del collocamento di dodici trappole posizionate in altrettanti luoghi strategici della provincia, aree verdi con una concentrazione importante di ristagni d’acqua dove maggiore è la concentrazione di questi insetti. Il posizionamento e la raccolta dei campioni avviene ogni quindici giorni fino a ottobre. L’obiettivo è verificare l’eventuale presenza dei virus West Nile e Usutu nelle zanzare comuni (le cosiddette Culex Pipiens) catturate, campanello d’allarme che permette di adottare le misure necessarie a prevenire le potenziali situazioni di rischio per la salute dell’uomo. Nella giornata di oggi, in particolare, sono state posizionate alcune trappole nella zona di Modena (un’area verde in Stradello Frati), che consentiranno di verificare la proliferazione di insetti portatori dei virus.

Anche quest’anno  – dichiara Cristiana Corsini, Dirigente Veterinario dell’Azienda Usl di Modena – continua l’impegno del servizio di Dipartimento di Sanità Pubblica, coadiuvato dai Comuni, nel monitoraggio delle malattie trasmesse dalle zanzare. Altrettanto importante, lo ricordo, è il supporto dei cittadini in questa attività di monitoraggio. E’ fondamentale, infatti, che anche da parte loro ci sia un impegno nel contrasto alla proliferazione di questi insetti adottando dei comportamenti virtuosi, come per esempio la rimozione dei ristagni d’acqua nelle aree esterne delle proprie abitazioni, che possono diventare focolai larvali”. 

In tutti i dodici siti individuati le esche vengono collocate  nel tardo pomeriggio. Il ghiaccio secco contenuto al loro interno, evaporando, libera anidride carbonica (CO2), simulando così ciò che avviene con l’espirazione da parte dell’uomo. È proprio la CO2 infatti ad attirare le zanzare, che vengono convogliate – grazie all’azione di una ventola – in una rete da cui non riescono più ad uscire. Il mattino seguente i veterinari la inviano all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Reggio Emilia per l’analisi. Nel caso in cui venga evidenziata la presenza di virus, vengono adottate misure di contenimento e, in particolare, il controllo sulle donazioni di sangue, organi e tessuti e l’esecuzione, sul territorio interessato, di trattamenti con prodotti adulticidi nelle aree verdi in occasione delle manifestazioni di intrattenimento previste in ore serali e notturne. Non manca, inoltre, una capillare informazione alla popolazione sui sistemi di prevenzione personale contro le punture. Il monitoraggio sulle zanzare si avvale anche dell’attiva collaborazione con gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC). Ogni 15 giorni da maggio a ottobre, infatti, i cacciatori conferiscono ai Servizi Veterinari esemplari di avifauna selvatica prelevati nei loro piani di controllo. Ciò permette, assieme alla cattura degli insetti con le trappole, di avere dati completi e precoci sulla circolazione virale nel territorio. Sono gli uccelli selvatici, infatti, che fanno da serbatoio per la malattia (non so se è il caso di parlare brevemente del ciclo della malattia, che vede come “attori” le zanzare e gli uccelli selvatici). 

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