La stagione dell’Ozono

Siccome la formazione dell’ozono dipende sia dai gas precursori (NOx e COV) che dalle alte temperature, si può agire in due direzioni per mitigarne la diffusione: prima di tutto diminuire in modo sostanziale l’inquinamento da traffico e da produzione di energia, usando energie pulite e non idrocarburi; in secondo luogo, cercare in tutti i modi di contenere i picchi termici dovuti ai cambiamenti climatici e alle isole di calore urbane. 

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L’odore pungente dell’estate padana, dopo giorni di anticiclone africano, elevate temperature e mancanza di pioggia vi penetra nei polmoni. La visibilità è scarsa, nonostante vi sia il sole, una sorta di foschia gialla impregna ogni cosa e gli occhi vi bruciano. Dall’alto la pianura sembra immersa in un brodo primordiale inquinato, che peggiora le condizioni degli asmatici e di chiunque soffra di malattie respiratorie. 

E’ l’Ozono, il gas formato da tre atomi di ossigeno che in stratosfera (sopra i 10 km di altitudine) ci protegge dai raggi ultravioletti potenzialmente cancerogeni, ma al livello del suolo diventa un pericoloso gas inquinante. Un inquinante secondario, ovvero che non si forma direttamente da sorgenti dirette, ma a causa di una serie di reazioni chimiche favorite dalla luce solare viene prodotto a partire dagli ossidi di Azoto (NOx) e dai composti volatili organici (COV). 

Entrambi questi precursori sono prodotti dall’inquinamento antropico: traffico, produzione di energia, produzione di calore e solventi usati per verniciature, stampa, pulizia e sgrassaggio. Sebbene quindi si formi in misura considerevole soprattutto in estate, quando l’energia solare è sufficiente a produrre lo smog fotochimico, sono ancora una volta una serie di azioni umane a causarne la formazione. 

Siccome la formazione dell’ozono dipende sia dai gas precursori (NOx e COV) che dalle alte temperature, si può agire in due direzioni per mitigarne la diffusione: prima di tutto diminuire in modo sostanziale l’inquinamento da traffico e da produzione di energia, usando energie pulite e non idrocarburi; in secondo luogo, cercare in tutti i modi di contenere i picchi termici dovuti ai cambiamenti climatici e alle isole di calore urbane. 

Un’isola di calore è una zona altamente urbanizzata, in cui cemento e asfalto assorbono quantità notevoli di calore creando un ambiente quasi invivibile. Solo la presenza di alberi, prati e corsi d’acqua sarebbe in grado di mitigare gli eccessi termici che sono i più favorevoli alla formazione dell’ozono. Ancora una volta la presenza in una città di grandi spazi verdi, anche se da soli insufficienti a risolvere il problema, potrebbe aiutare molto a mitigare la quantità di ozono e a rendere la vita in estate nelle grandi conurbazioni urbane padane più vivibile. Esattamente come già spiegato per i mesi freddi per le polveri sottili. 

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