Ospedale di Carpi in prima linea contro la sterilità di coppia

Il centro di procreazione medicalmente assistita di Carpi effettua ogni anno circa 120 inseminazioni, il punto di arrivo di un percorso che prevede inquadramento diagnostico e terapia. La probabilità di successo dell’intero percorso si attesta al 18% circa, in un range nazionale che va dal 15 al 25%.

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Da sinistra Rita Bianchi, biologa e referente del laboratorio, Marta Berra, Responsabile del Centro e Giulia Pellizzari, direttrice dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Ramazzini di Carpi

Una struttura di riferimento per tante coppie che ambiscono a esaudire il loro desiderio di avere figli.  Nei quasi 20 anni di attività, il Centro di procreazione medicalmente assistita (PMA) dell’Azienda Usl di Modena, istituito nel 2002 all’interno dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, ha progressivamente acquisito un ruolo sempre più importante, diventando un punto di riferimento per le coppie con problemi di fertilità della provincia di Modena e non solo. 

Nella struttura, che afferisce all’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia diretta dalla dottoressa Giulia Pellizzari, le coppie vengono inserite in un percorso che prevede un approccio personalizzato e multidisciplinare con la presa in carico globale.

L’iter prevede un primo colloquio col medico, la programmazione di esami laboratoristici e strumentali eseguibili all’interno del centro e la successiva valutazione di idoneità della coppia al percorso. Quando i criteri sono soddisfatti si procede con la terapia di stimolazione ovarica, la capacitazione del liquido seminale e la successiva inseminazione intrauterina, in varie combinazioni a seconda delle esigenze della coppia.

“La difficoltà di concepimento è dolorosa e frustrante, spesso origine di stress e contrasti all’interno della coppia. Le cause dell’infertilità – spiega la responsabile del centro del Ramazzini, dottoressa Marta Berra – sono molteplici, tra cui problemi ovulatori, fattori biologici, in primis l’età, e ormonali. Nel nostro Centro cerchiamo di creare le condizioni affinché i fattori modificabili possano essere corretti, con azioni di carattere clinico e un’attenzione particolare alla sfera emotiva. Questo approccio ci sta dando grandi soddisfazioni: nel 2019 abbiamo effettuato 132 inseminazioni, contro le 114 dell’anno precedente. Nel 2020 l’emergenza Covid ha frenato l’attività, come tanti altri servizi non correlati all’assistenza dei pazienti positivi, costringendoci a una sospensione di 6 mesi. Quest’anno siamo ripartiti a pieno ritmo: vogliamo continuare a essere un punto di riferimento per il territorio e oltre”.

la biologa Rita Bianchi

Particolarmente importante all’interno del centro è la figura del biologo, soprattutto per quanto riguarda diagnosi e cura delle problematiche di natura maschile. “Il nostro lavoro riguarda la parte andrologica: ci occupiamo della preparazione del liquido seminale per l’inseminazione tramite tecniche di capacitazione, con cui è possibile migliorare la qualità degli spermatozoi in caso di problematiche lievi o moderate. Negli ultimi anni – spiega la dottoressa Rita Bianchi, referente del laboratorio PMA  – abbiamo assistito all’aumento della percentuale di criticità maschili, legate a molteplici fattori, come lo stile di vita (fumo, alcol e sedentarietà tra le principali cause) e l’avanzamento dell’età”. 

La probabilità di successo dell’intero percorso, che a Carpi si attesta al 18% circa (in un range nazionale che va dal 15 al 25%), spesso non costituisce l’unico motivo per il quale la coppia decide di affidarsi ai professionisti del Ramazzini: “Il fatto che tanti utenti arrivino a noi anche grazie al passaparola – conclude la dottoressa Berra – ci porta a pensare che la strada che stiamo percorrendo sia quella giusta”.