L’Ode della gelosia, catalogata come Frammento 31, della poetessa di Lesbo Saffo esce dai libri di letteratura per entrare in quelli di Medicina. La lirica è infatti al centro dello studio intitolato La poetessa greca Saffo e la prima descrizione della reazione di attacco o fuga – a firma del professor Giampaolo Papi, direttore dell’Endocrinologia dell’Ausl di Modena, e della professoressa Valentina Cuomo, dottoressa di ricerca in Filologia Classica e lettrice di Italiano all’Università di Dresda – e pubblicato sulla rivista internazionale di Endocrinologia e Metabolismo, Hormones. Diplomato al Classico, il professor Papi nutre sin dagli anni del Liceo un profondo amore per la letteratura classica, una passione che continua a coltivare da allora, dedicandosi “ogni domenica allo studio online del greco per non dimenticare quanto acquisito”, sorride. Lo scorso Natale, racconta, ho riletto L’ode della gelosia con l’occhio del medico, in chiave endocrinologica per così dire, e mi sono reso conto che in quella lirica c’era qualcosa di a dir poco straordinario. Due secoli prima della nascita di Ippocrate, considerato il primo medico dell’antichità, Saffo, pur non avendo alcuna conoscenza di Medicina, tratteggiò in modo pressoché perfetto e analitico la prima descrizione clinica di cui vi sia traccia in letteratura della reazione di attacco e fuga, conosciuta anche come reazione acuta da stress”, spiega il professor Giampaolo Papi.
“Mi sembra simile agli dei quell’uomo che siede di fronte a te e ti ascolta da vicino mentre parli dolcemente e sorridi in modo irresistibile. Questo mi sconvolge il cuore nel petto, perchè come ti vedo ecco che non riesco più a parlare. La lingua è spezzata, subito un fuoco sottile mi corre sotto la pelle. Non vedo più niente con gli occhi, le orecchie mi ronzano e sudore freddo mi cola giù; un tremore mi scuote tutta e sono più pallida del fieno: mi sembra quasi di morire. Ma tutto è sopportabile poiché…”.
In Saffo che sorprende la sua giovane amata insieme a un altro si attiva quella risposta fisiologica e incontrollabile che culmina con il rilascio di un particolare tipo di ormoni, le catecolamine, le quali determinano un aumento del battito cardiaco, rossore al volto, aumento della pressione arteriosa, tremori e sudorazione fredda, aumento della temperatura… “Saffo – spiega il professor Papi – poteva limitarsi a dire che la vista dell’amata la faceva sudare, invece ha parlato di sudorazione fredda, mostrando di saper distinguere la sudorazione derivante dal caldo da quella derivante dal rilascio di catecolamine. Tutto ciò è eccezionale”.
Nel VII secolo a.C la poetessa di Lesbo ha osservato, seppur inconsapevolmente, con un approccio scientifico ciò che accade al nostro corpo durante un grande emozione e, “per la prima volta nella storia, descrive una vera e propria sindrome, cioè un complesso di segni e sintomi. Se poi pensiamo che lo ha fatto in metrica allora possiamo davvero affermare che non solo il quadro è perfetto ma lo è anche la sua cornice”, conclude il professor Papi. Peccato che la poesia sia incompleta… a noi lettori il compito di immaginarne l’epilogo.
Jessica Bianchi