Da dicembre a oggi in Emilia Romagna sono arrivate 1 milione e 289mila dosi di vaccino e ne sono state somministrate 1.189.329. “In giacenza ce ne sono rimaste pochissime, solo 99.731 a cui si aggiungono quelle di Pfizer, 112mila, arrivate ieri (mercoledì 14 aprile). Se registreremo ulteriori ritardi nelle consegne – sottolinea l’assessore alla sanità della regione Emilia Romagna, Raffaele Donini – rischiamo di dover rimandare a casa le persone o di non somministrare le seconde dosi in tempi congrui: siamo al limite della nostra possibilità di vaccinare, mantenendo un minimo di scorta per garantire i richiami”. Pur essendo tra le regioni che “vaccinano di più e con maggiore velocità, basti pensare che la popolazione totalmente immunizzata ammonta a 356.511 cittadini, un dato tra i più alti in Italia”, prosegue l’assessore, “siamo ben lontani dall’obiettivo delle 30mila dosi giornaliere e non certo perchè la macchina organizzativa non funziona bensì per la carenza di vaccini a nostra disposizione. Per tale motivo siamo infatti costretti a viaggiare sulle 20-22mila al giorno”. Entro il 25 aprile in Regione arriveranno poco più di 300mila dosi tra Pfizer e AstraZeneca, troppo poche per dare una svolta alla campagna vaccinale, mentre dopo la sospensione precauzionale vi è ancora grande incertezza circa i tempi relativi alla consegna delle 12mila dosi del vaccino monodose Johnson & Johnson attese entro il 16 aprile. “Quel che accadrà dopo il 25 aprile non ci è ancora chiaro. Il Governo – prosegue Donini – ha annunciato di voler far scattare il piano dei 500mila vaccini giornalieri su base nazionale entro i primi giorni di maggio, questo per la nostra regione comporterà una somministrazione quotidiana di circa 37-40mila inoculazioni, obiettivo assolutamente alla nostra portata. I soli punti vaccinali sono in grado di compierne fino a 45mila, e a questa potenza di fuoco, se vi fossero dosi a sufficienza, si potrebbero sommare i medici di Medicina Generale e i farmacisti che hanno risposto positivamente al nostro appello (circa il 50%). Non dimentichiamo poi che, una volta immunizzata la popolazione target più vulnerabile, anche la media e grande impresa ha messo a disposizione i propri spazi per vaccinare i dipendenti con l’ausilio dei medici del lavoro. Insomma noi siamo pronti, non vediamo l’ora, ma affinché il piano del Governo si impenni occorrono i vaccini necessari”. L’Emilia-Romagna ha recepito la circolare del Ministero della Salute su Astrazeneca: non sarà più somministrato a chi ha meno di 60 anni, a esclusione di chi deve completare l’immunizzazione dopo aver già ricevuto la prima dose con quel vaccino. E sui pericoli legati alla somministrazione, Licia Petropulacos, direttrice generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione, è lapidaria: “il rischio di avere un’embolia post vaccino è 1 su 1 milione mentre il 10% dei malati di Covid rischiano una tromboembolia. Non c’è rapporto”. Dopo la lettera scritta dalla regione al generale Figliuolo, si attendono invece conferme dalla struttura commissariale “circa la possibilità di procedere con la vaccinazione del personale scolastico, universitario, delle forze dell’ordine e delle forze armate che si era già prenotato (perché considerato prioritario dal precedente piano nazionale)”. In sintonia con le nuove indicazioni del Governo infatti si stanno vaccinando le persone estremamente vulnerabili, cioè quelle con patologie critiche, anche a domicilio, il personale sanitario rimasto, e gli anziani, con priorità agli over 80 e agli over 70, mentre sono sospese le prenotazioni per tutte le altre categorie, come il personale della scuola e dell’Università, le forze dell’ordine e le forze armate, così come previsto dal livello nazionale. “Se tutto procederà come previsto dal Governo, – ovvero se ci saranno abbastanza vaccini – si partirà con la vaccinazione degli over 60. Da lunedì 26 aprile – aggiunge Donini – saranno aperte le agende per gli appuntamenti vaccinali dei cittadini dai 65 ai 69 anni, e due settimane dopo, dal 10 maggio, al via le prenotazioni per la fascia d’età 60-64 anni”. Sull’inizio della vaccinazione dei caregiver, entrati nel piano vaccinale nazionale, non ci sono ancora date certe: “inizieremo dapprima con chi si prende cura di minori di 16 anni affetti da patologie gravi e poi via via proseguiremo con le altre classi di età. L’auspicio è che i primi di maggio con l’arrivo delle nuove dosi si possa partire”.
Jessica Bianchi