Sull’autostrada A1 protesta dei ristoratori di tutta Italia

Si sono ritrovati questa mattina all'Autogrill di Cantagallo, per una manifestazione "con adesione spontanea" e "senza nessuna insegna politica o associazione".

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Ristoratori “da tutta Italia” a Bologna, lungo il tracciato dell’A1, per un “sit-in in autostrada” pensato per manifestare “dissenso contro le ingiuste restrizioni a cui e’ sottoposta l’intera categoria”. Si sono ritrvati questa mattina all’Autogrill di Cantagallo, per una manifestazione “con adesione spontanea” e “senza nessuna insegna politica o associazione”.

“E’ più di un anno che non lavoriamo – dice un ristoratore a Micaela Romagnoli – è una situazione paradossale tanto che a più di sessant’anni io sono in manifestazione. Siamo chiusi da più di un anno e la situazione non è sostenibile dal punto di vista finanziario, morale e personale”. Un suo collega rincara la dose: “chiediamo di lavorare perché le nostre aziende sono prese di mira da fondi di dubbia provenienza ma noi non abbiamo intenzione di far fallire le nostre aziende per colpa del nostro governo”. “Io ho perso nel 2020 rispetto al 2019 un milione e seicento mila euro tra le due attività. Mi spettano facendo i calcoli in base al decreto Sostegni circa 40mila euro. Tenga conto che in una delle due attività pago circa dodicimila euro di affitto e i conti sono presto fatti, è una tragedia”

Con il presidio di oggi “gli imprenditori intendono sensibilizzare con un gesto plateale le loro legittime richieste, che risultano tuttora inascoltate, alla vigilia delle vacanze pasquali, che al contrario premieranno ristoratori e albergatori all’estero, con tanto di placet del ministero.

Per i ristoratori “è dunque evidente che il Governo non intende sostenere economicamente il settore ristorazione in maniera significativa, che il ministero della Sanità a distanza di più di un anno non ha ancora aggiornato il piano pandemico e ad oggi non ha incrementato personale e terapie intensive, che il piano di vaccinazione non è ancora entrato a pieno regime come in altri Paesi. Si è a un passo dai reali pericoli che rischiano di interessare l’intero settore e ripercuotersi negativamente sull’economia italiana”

 

 

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