Lo sciopero delle consegne a domicilio in programma per venerdì coinvolgerà “più di 20 città italiane”. Lo assicura la sigla che ha proclamato la protesta, cioè la RiderXiDiritti: “Ci fermiamo da Milano a Bologna, da Napoli a Trieste, da Firenze a Carpi, da Genova a Messina, da Reggio Emilia a Brindisi”. L’elenco è contenuto in una lettera aperta che i riders rivolgono in particolare ai consumatori: “Abbiamo bisogno del vostro supporto, il 26 non ordinate”.
Da anni “stiamo lottando affinché siano riconosciuti i nostri diritti”, sottolineano i fattorini, ricordando che “ci troviamo in una situazione paradossale, sempre più diffusa nel mondo del lavoro contemporaneo: siamo pedine nelle mani di un algoritmo, siamo considerati lavoratori autonomi; siamo inseriti in un’organizzazione del lavoro senza alcun potere ma non siamo considerati lavoratori dipendenti dai nostri datori di lavoro”.
Ma anche se ormai “è sotto gli occhi di tutti, il lavoro autonomo è solamente un espediente: consente a multinazionali feroci- attaccano i riders- di non rispettare i contratti e di non riconoscerci tutele quali ferie, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, salari certi in base ai minimi tabellari e non variabili in base al ricatto del cottimo”. In tutta Europa, però, i Tribunali “stanno riconoscendo la verità: il nostro è un lavoro subordinato. Anche il Tribunale del lavoro di Palermo, nel primo grado di giudizio- si segnala nella lettera- si è mosso in questa direzione. Un’altra sentenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto che ci devono essere applicate le tutele del lavoro dipendente”. Così come il Tribunale di Milano “ha fatto luce su casi palesi di caporalato dentro Uber Eats”, mentre i giudici di Bologna hanno riconosciuto “che l’algoritmo è un dispositivo discriminatorio nei confronti dei lavoratori”.
La procura di Milano, poi, “ha recentemente ribadito che il tempo dello schiavismo deve finire- scrive ancora RiderXiDiritti- e deve cominciare quello di un lavoro che riconosca tutti i diritti di cittadinanza; ha per questo comminato maxi-multe per centinaia di milioni di euro alle aziende, intimando loro di assumerci e riconoscerci tutele piene”. Ma in Italia le aziende “se ne infischiano e cercano di farla franca mantenendo un modello di business che si regge esclusivamente su sfruttamento, cottimo e precarietà”. Nel mirino dei fattorini, in particolare, finisce ancora una volta l’accordo “pirata” siglato con l’Ugl, “sul cui profilo di dubbia legittimità si è espresso criticamente anche il ministero del Lavoro: un contratto truffaldino per evadere la legge e confinarci in questa situazione di mancanza di garanzie”.
Per questo venerdì i fattorini sciopereranno per l’intera giornata: “Chiediamo di essere alla pari di tutti i lavoratori dipendenti del nostro paese. Salari, sicurezza, malattia, ferie, contributi, mensilità aggiuntive, tfr, contratto nazionale”. Con queste motivazioni, dunque, i riders chiamano in causa i cittadini chiedendo di amplificare l’effetto dello sciopero boicottando le ordinazioni: “Per ottenere il massimo risultato possibile abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile. Noi ce la metteremo tutta, ma abbiamo bisogno anche di voi. Un gesto semplice, rifiutarsi per un giorno di fare click, può sostenere una causa che non è solo quella dei riders, ma quella della civiltà di un Paese e del mercato del lavoro. Uniti possiamo fare la storia verso i diritti del futuro contro un regime di sfruttamento ottocentesco”.