Inquinamento padano: le fonti, le conseguenze, le soluzioni

La rubrica di Aldo Meschiari, Una foresta a Carpi: 360 gradi di verde.

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Incastrata tra Alpi e Appennini, con solo l’oriente che guarda al Mar Adriatico, la Pianura Padana possiede una delle ventilazioni più flebili del vecchio continente, perché i venti raramente provengono da Est. Questa caratteristica morfologica segna anche il suo destino in fatto di inquinamento. Tre sono infatti le principali forme di inquinamento padano: i gas climalteranti, l’ozono e soprattutto le polveri sottili (PMx).

I gas climalteranti sono prodotti dalla combustione degli idrocarburi (carbone, petrolio e gas naturale) in grado di aumentare l’effetto serra del pianeta, ovvero di ridurre la possibilità ai raggi infrarossi emessi dalla superficie terrestre di disperdersi nello spazio, e pertanto aumentano la temperatura media dell’atmosfera. 

Le PMx e l’Ozono sono invece direttamente dannosi per la salute delle persone: mentre l’ozono si forma per reazioni fotochimiche in estate, quando le alte temperature associate alla luce solare ne facilitano la formazione da altri inquinanti, le PMx sono il grande problema degli inverni padani. Queste polveri molto fini, infatti, si accumulano nella bassa troposfera quando l’aria fredda tende a rimanere schiacciata vicino al suolo e la capacità di dispersione troposferica è molto bassa. Le lunghe fasi anticicloniche del semestre freddo possono favorire l’accumulo di PMx sino a superare i limiti imposti dall’UE per molti giorni all’anno.

Solo il 15% delle PMx è di origine naturale, il resto è prodotto dall’uomo. Il 30% viene prodotto dalle attività umane: il 45% dai motori termici, con particolare riguardo ai motori diesel; il 40% dai sistemi di riscaldamento inadeguati, con particolare riguardo a quelli che bruciano biomassa (legna e pellet); il resto dall’industria (12%) e dall’agricoltura (3%). 

Il 70% delle polveri sottili prodotte dall’uomo ha un’origine indiretta. Le sostanze che fanno da precursori alla formazione delle PMx sono gli ossidi di azoto (NOx) e gli ossidi di zolfo (SOx) e vengono prodotti soprattutto dal trasporto e dalla produzione industriale per combustione di idrocarburi; l’ammoniaca (NH3) viene prodotta dagli allevamenti attraverso lo spargimento non controllato di liquami; i composti organici volatili (COV) derivano invece dalla produzione e uso di solventi. La buona notizia è che scientificamente e tecnicamente è possibile risolvere il problema delle polveri sottili, agendo su cinque versanti. 

1. Va modificato il sistema dei trasporti, favorendo quello pubblico e soprattutto incentivando l’uso di mezzi non inquinanti, come le biciclette e tutti i mezzi elettrici.

2. Va migliorato il sistema di riscaldamento invernale, vietando la combustione a biomassa (pellet e legna) e favorendo l’efficientamento energetico degli edifici.  

3. Vanno vietati gli spargimenti di liquami da allevamento sui terreni, se non dopo essere stati trattati adeguatamente.

4. Va favorita la transizione energetica per la produzione industriale e il trasporto di merci, favorendo l’uso di energia pulita (solare, idroelettrico e geotermico). 

5. Vanno messi a dimora milioni di alberi, sino a un miliardo in Pianura Padana, come suggerisce da tempo anche Stefano Mancuso. Gli alberi infatti sono in grado di filtrare la maggior parte degli inquinanti padani.

La Pianura Padana può essere liberata dall’inquinamento: i cittadini devono esserne consapevoli e fare pressione sulla classe dirigente, così come su quella politica e industriale, affinché tutti si adoperino per costruire un futuro migliore. 

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