Social media per la conoscenza della Shoah

La Fondazione Fossoli è stata invitata a partecipare alla ricerca promossa dall’International Holocaust Remembrance Alliance.

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In che modo i musei e memoriali utilizzano i social media per diffondere la storia e la memoria della Shoah? E come interagiscono, gli utenti, su questi supporti? Che peso hanno questi mezzi nella trasmissione di conoscenze e pratiche formative? Sono queste le domande di fondo del progetto di ricerca cui la Fondazione Fossoli ha aderito con interesse insieme ad altri enti – cinque italiani e cinque tedeschi.  

Finanziata dall’International Holocaust Remembrance Alliance, e realizzato insieme all’Istituto per le Tecnologie Didattiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l’Institute of Educational Consulting dell’Università di Weingarten e il Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze, la ricerca – che è in corso e si concluderà nei prossimi mesi – si propone di monitorare l’utilizzo dei social media da parte di musei e memoriali della Shoah, allo scopo di rilevare gli interessi, le motivazioni e i benefici degli utenti legati all’utilizzo di pagine o profili social per acquisire informazioni sui temi legati alla Shoah.

Gli altri istituti coinvolti sono: il MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah), Fondazione Museo della Shoah, Memoriale della Shoah di Milano e Museo della Deportazione e Resistenza (per l’Italia), insieme a Memoriale del Campo di Concentramento di Neuengamme, Memoriale e Museo di Sachsenhausen, Memoriale di Bergen-Belsen, Memoriale del Campo di Concentramento di Dachau e Memoriale di Ravensbrük (per la Gernania).

L’appello della Fondazione Fossoli a tutti i cittadini che seguono le attività proposte anche sui social media, è quello di compilare il questionario, in forma anonima, che potranno trovare sul sito della Fondazione (al seguente link: http://bit.ly/3s61Z7g). Il tempo di compilazione è di circa quindici minuti, che saranno tuttavia molto utili agli studiosi per indagare le dinamiche di fruizione dei social media per quanto riguarda queste importanti tematiche. 

“Siamo onorati di partecipare a questa indagine – commenta la direttrice della Fondazione Fossoli, Marzia Luppi – insieme a enti e istituti memoriali così importanti a livello italiano e internazionale. Come Fondazione stiamo investendo davvero molte energie nella cura e nel potenziamento di tali strumenti di comunicazione, sia per restare in contatto con il nostro pubblico tradizionale, che per allargare un dialogo con le nuove generazioni che, ‘native digitali’, li utilizzano con grande disinvoltura, e per le quali rappresentano, molto spesso, gli strumenti principali non solo di svago, ma anche di reperimento di informazioni. Le limitazioni agli spostamenti e agli incontri di persona dovuti all’epidemia ci hanno poi ulteriormente confermato come i social media, e gli strumenti multimediali più in generale, possano rappresentare uno strumento importante, se non l’unico in questa fase, per continuare a relazionarsi con un pubblico che, ci tengo a dirlo, ci sta seguendo in maniera convinta e con numeri sempre crescenti. Si constata spesso come il web rappresenti un terreno franco per l’insorgere di vari tipi di negazionismo e incitamenti all’odio e alla xenofobia: utilizzarli invece per diffondere una conoscenza basata sul rigore del metodo storico e la volontà di far sì che non si spenga la memoria della Shoah rappresenta una sfida che tutti gli enti memoriali sono chiamati a cogliere. E certamente uno degli aspetti innovativi di questa ricerca è proprio l’interesse per il ruolo positivo che i social possono rivestire nella formazione in generale e in quello specifico della Shoah”.

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