“La penna della fenice” di Haider Bucar

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«Una penna di fenice?- chiese Ulisse mentre osservava il prezioso oggetto che Rambaldo aveva estratto da un lungo cofanetto di legno di cedro (…).

-So che ti piace disegnare,- rispose Rambaldo, – e questa sembra perfetta: mi è stato garantito che fa scorrere l’inchiostro come nessun’altra al mondo…».

Un oggetto mitico simbolo di vita eterna, un ragazzino desideroso di conoscere e descrivere il mondo naturale e uno scrittoio dove si compiono prodigi e si nascondono segreti.

Questi sono gli ingredienti del romanzo d’avventura “La penna della fenice” (Albe Edizioni) di Haider Bucar dove s’intrecciano abilmente storia e leggenda, scienza e magia, sullo sfondo di un’epoca ricca di grandi scoperte e antichi misteri: il Rinascimento italiano.

L’autrice attinge alla vita vera di Ulisse Aldrovandi, un naturalista, botanico ed entomologo bolognese vissuto a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento.

Aldrovandi è passato alla storia per aver realizzato uno dei primi musei di storia naturale, per aver fondato l’Orto Botanico di Bologna e, soprattutto, per aver scritto e disegnato un vastissimo campionario di piante e animali reali e leggendari.

Della vita di Ulisse Aldrovandi l’autrice cattura l’infanzia: il periodo in cui inizia a manifestarsi la sua vocazione per le scienze naturali e in cui comincia a delinearsi il suo destino.

Lo stile è quello di una fiaba che inizia con un donatore, l’amico di famiglia Rambaldo, che fornisce all’eroe l’oggetto magico. In questo caso si tratta di una penna di fenice, l’uccello mitologico in grado di vivere mille anni e di risorgere dalle proprie ceneri.

La penna è sia un dono che un banco di prova per il protagonista. Infatti, nel corso della storia, essa diviene il modo con cui Ulisse può sperimentare le proprie capacità dimostrando i propri ideali di giustizia, libertà e rispetto per tutte le creature viventi.

Una delle tematiche principali del romanzo è proprio la difesa degli animali, tanto è vero che tra gli antogonisti, oltre a imprevedibili ladri e sordidi approfittatori, troviamo anche chi maltratta o sfrutta gli animali.

Come nelle migliori delle fiabe l’eroe deve superare una serie di peripezie per confermare il suo valore, e mentre lo seguiamo nelle sue avventure è impossibile non affezionarglisi.

Ci stupiamo quando lo vediamo disquisire in maniera disinvolta con il suo precettore Abate Edmondo, sorridiamo quando lo vediamo imbarazzarsi di fronte alla sua amica Rosetta, e proviamo tenerezza quando lo vediamo parlare con gli animali e prendersi cura di loro.

Con uno stile moderno e a tratti ironico, Haider Bucar costruisce una storia storica e fantastica, ricca di sfumature e riflessioni profonde sulla determinazione del proprio destino, sul ruolo della famiglia e dei maestri, ma anche di affascinanti richiami epici e medievali.

Chiara Sorrentino