All’inizio la Cina sembrava lontanissima e Wuhan era sconosciuta alla maggioranza di noi. Poi scoprimmo che il virus era ormai dentro casa nostra. Era il 24 febbraio 2020 quando venne diagnosticato il primo caso di Covid 19 a Carpi. Giorgio Grillenzoni, il socio della azienda carpigiana Garc, fu il cosiddetto paziente 1: un anno dopo, in provincia di Modena, si sono registrati 43mila casi di positività mentre ammontano a 1.386 i decessi (dato aggiornato al 22 febbraio). Il conto in termini di vite umane è stato salato e superiore a quello atteso di circa il 14%.
A tracciare un bilancio dell’anno appena trascorso è Antonio Brambilla, direttore generale dell’Ausl di Modena, a cui questa emergenza ha strappato un fratello: “ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la straordinaria capacità delle aziende del sistema sanitario della nostra regione di riorganizzarsi per rispondere a un fenomeno senza precedenti e che ci ha permesso di gestire le due ondate epidemiche in modo efficiente. In occasione della prima, pur seguendo le indicazioni che arrivavano dal Governo, abbiamo dovuto improvvisare, adottando soluzioni differenti in base all’evoluzione giornaliera dell’emergenza. Abbiamo riorganizzato i servizi e stretto una forte collaborazione con tutti i soggetti operanti sul territorio, dagli enti pubblici alle Forze dell’ordine, alla sanità privata. Una rete che ci ha consentito di reggere l’impatto fortissimo che la pandemia ci ha assestato”. Uno tsunami che si è abbattuto con ancor più violenza in occasione della seconda ondata epidemica quando i numeri “dei ricoveri e delle persone assistite al proprio domicilio erano 5, 6 volte superiori a quelli della prima”, prosegue Brambilla. I sacrifici fatti dai professionisti sono stati enormi e dopo “un anno, la fatica e lo stress psicologico si fanno sentire nel personale sanitario così come tra la popolazione”, ammette il direttore generale.
La nostra regione è tornata in fascia arancione e, prosegue Brambilla, “auspico che tale stretta, come già avvenuto in precedenza possa ridurre il numero dei contagi in salita. Oggi, 23 febbraio, stiamo sorvegliando a domicilio 8.706 persone (mille in più del giorno prima): il trend di contagi negli ultimi giorni è in crescita e questo sta mettendo sotto pressione la nostra sanità pubblica”.
Un incremento che potrebbe essere riconducibile alla presenza sempre più massiccia nel nostro territorio della variante inglese: “i campionamenti fatti sinora, nonostante siano su piccoli numeri, hanno evidenziato come l’incidenza di tale variante in provincia sia intorno al 40%. Di certo ha un ruolo in questo aumento dei contagi perché pur non avendo una patogenicità maggiore rispetto al virus originale ha una capacità più ampia di diffusione. Questo però non deve spaventarci poiché gli studi fatti sinora dimostrano come i vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca siano efficaci contro la variante inglese”.
Sulla campagna vaccinale qualche passo avanti è stato fatto ma restano delle criticità come ammette il direttore generale: “noi siamo pronti e organizzati per accelerare il ritmo ma il problema delle forniture rappresenta un ostacolo”. Al momento l’80% dei sanitari dipendenti delll’Ausl di Modena è stato vaccinato mentre sfiora il 100% la quota di ospiti e operatori delle case residenza anziani già sottoposta all’inoculazione. “La campagna vaccinale ha coinvolto anche 1.500 anziani al loro domicilio. Proteggere i più fragili è stato per noi un diktat ma il nostro appello oggi, dati alla mano, è rivolto soprattutto ai giovani. L’età media dei contagi si abbassa, è necessario che anche i più giovani rispettino le regole e facciano della responsabilità civile un imperativo”, sottolinea Antonio Brambilla. Durante la prima ondata, conclude il direttore generale, “eravamo considerati “eroi e navigatori in questo mare tempestoso, oggi registriamo qualche problema nel farci ascoltare. I cittadini sono sempre più stanchi: rispettare il distanziamento, usare la mascherina, lavarsi le mani, sottoporsi alle regole della zona arancione è estenuante. L’impatto sociale della pandemia soprattutto sugli adolescenti è enorme ma non dobbiamo abbassare la guardia”.
Jessica Bianchi