Si chiama ossicodone ed è un farmaco morfinico prescritto come terapia del dolore cronico e pertanto tipico del trattamento dei tumori. Per i più giovani invece rappresenta la nuova frontiera dello sballo. L’ossicodone, potente antidolorifico, se mischiato con alcol e marijuana, può infatti trasformarsi in uno stupefacente dagli effetti simili a quelli dell’eroina, ovvero “stordimento, euforia e sedazione”, spiega il dottor Massimo Bigarelli, direttore del Servizio Dipendenze patologiche Area nord e Area Sud dell’Ausl di Modena. Il fenomeno, che arriva dagli States, “dove spesso si utilizzano come autoterapia farmaci oppiacei o morfinici reperiti sul mercato nero – prosegue il dottor Bigarelli – tanto che abbiamo avuto notizia di come persino alcuni personaggi dello spettacolo siano morti negli Stati Uniti a causa di overdose da queste sostanze”, è ora giunto sin qui, come dimostra l’arresto di uno spacciatore avvenuto nei giorni scorsi dai Carabinieri della Compagnia di Carpi.
“Recentemente – prosegue il dottor Bigarelli – l’ossicodone viene smerciato al mercato nero, perlopiù dall’Est Europa, o reperito attraverso ricette falsificate ma non abbiamo un dato esatto di diffusione se non informazioni di sequestri da parte delle Forze dell’Ordine”.
Per analizzare l’uso dell’ossicodone – farmaco a basso costo, basti pensare che a un malato oncologico, una terapia di un mese costa 60 euro – “è necessario uno screening in cromatografia che normalmente non viene eseguito se non per motivi forensi o medico legali. La ricerca delle droghe che viene svolta all’interno dei Sert – prosegue il direttore – avviene mediante una metodica enzimatica che dosa oppiacei e altre sostanze quindi non si può discernere dagli esami se si tratti, ad esempio, di ossicodone o eroina”.
Una cosa però è certa: “l’abuso di ossicodone, farmaco che viene preso per bocca e che esiste da oltre cinquant’anni, è assai pericoloso e può condurre all’overdose. Come l’eroina, infatti, il suo abuso può indurre il coma, bloccare la respirazione e, infine, provocare la morte. Con i farmaci stupefacenti, il fai da te è estremamente pericoloso”, sottolinea il direttore.
A tornare tristemente di moda a Carpi è anche l’eroina, “sostanza che dà una dipendenza fortissima e pressoché immediata – spiega il dottor Bigarelli – e responsabile del degrado di numerosi organi e apparati del nostro corpo a prescindere da come viene assunta. Tra i nuovi consumatori, infatti, la siringa è scomparsa poiché la droga viene fumata, ma gli effetti sono comunque devastanti”.
Un ritorno favorito dal basso costo di tale sostanza al contrario della cocaina il cui prezzo è notevolmente risalito, dai 40 ai 130 euro al grammo.
Malgrado il costo elevato però, è la cocaina a dilagare in modo preoccupante anche nella nostra città, così come tra i giovanissimi. “Nonostante la pandemia, la popolazione dei nostri utenti, circa 1.700 in provincia di Modena, è rimasta. Siamo infatti riusciti a continuare a seguirli attraverso incontri in diretta o con sistemi di video chiamate on line. Consci di quanto la cocaina rappresenti un problema gravissimo per il nostro territorio, abbiamo deciso di rilanciare il Progetto Cocaina: un tavolo al quale siedono numerosi soggetti, dai Sert ai Servizi Sociali, ai centri che si occupano di tossicodipendenza, per tentare di mettere in campo delle azioni concrete tese a far comprendere ai cocainomani abituali quali rischi corrono. Chi arriva da noi, infatti, non è che la punta dell’iceberg, persone perlopiù inviate al Sert dagli avvocati dopo che hanno provocato gravi incidenti ad esempio… E gli altri? E’ su quelli che dobbiamo concentrarci per arginare il consumo di cocaina in città”, conclude il dottor Massimo Bigarelli.
Jessica Bianchi