La costruzione della Cantina Sociale di Carpi risale al 1903 quando si costituì il primo gruppo di soci e subito si pone il problema della località in cui realizzare la sede e del progetto. È Giuseppe Gandolfi a dichiarare la disponibilità di cedere una parte del proprio fondo posto a nord di Carpi sulla via per Mirandola, appena fuori di Porta Barriera, in frazione, a quei tempi, di Cibeno. Il sito è quello in cui la cantina rimarrà per cent’anni, lungo via De Amicis all’incrocio con via Ariosto, prima di trasferirsi lungo via Cavata nel 2003.
Carpi dall’alto. A destra della chiesa di San Rocco si alza la sagoma triangolare della Cantina Sociale. A sinistra la ciminiera di una delle tante fabbriche e tintorie del truciolo. Al centro Porta Barriera Fanti e subito dietro la grande fabbrica “Il Truciolò” caratterizzata a sua volta da un’alta ciminiera
In settanta giorni viene costruito lo stabilimento munito di tre grandi cisterne in cemento e vetro, con macchinario moderno e silos per la conservazione delle vinacce. L’intera storia dei cent’anni della Cantina Sociale è contenuta nel volume Quando la viticoltura diventa storia curato da Dante Colli.
L’abbattimento delle mura di Carpi iniziato nel 1904 (avevano un perimetro di 3.584 metri e racchiudevano un’area di circa 52 ettari) si concluderà nel 1928 con l’abbattimento di Porta Mantova. Si rende disponibile una vasta area e prende corpo un progetto di ampliamento della Cantina negli anni ’20. È il periodo del dopoguerra e il simbolo di questa Carpi tesa nella ripresa e nello stesso tempo a rinnovarsi appare la villetta che costruirà la Cantina Sociale accogliendo l’invito del Comune (inteso come un atto deferente e non un’intimidazione) a completare i lavori iniziati lungo viale De Amicis. Il 25 gennaio 1923 il Consiglio decide di costruire una palazzina ove possano essere accolti gli uffici, la sala per le adunanze al piano terreno e un’abitazione per un funzionario della Cantina al piano superiore. Il progetto del prof. Alfio Guaitoli è presentato in Consiglio il 18 marzo 1923 con un preventivo di spesa di circa 112.000 lire. Il Consiglio loda il progetto ma trova eccessiva la spesa. È un classico! Il preventivo viene ridotto a 80.000 lire e i lavori procedono celermente: il 28 giugno 1923 si assegna su sua richiesta l’appartamento all’impiegato Luigi Artioli che versa un canone annuo di 1.500 lire ma di queste 500 possono essere riconosciute all’impiegato per l’onere della custodia e mille posso essere portate ad aumento del suo stipendio per il maggior lavoro che la Cantina richiede ai suoi funzionari.
Con quest’opera non solo la Cantina, ma la città si è arricchita di una notevolissima costruzione. Scrive Alfonso Garuti nella Guida di Carpi che si tratta di “interessante esempio di revivalistica riproposta stilistica dove gli accessori di arredo come i ferri battuti e i fregi graffiti e i policromi sull’intonaco si accomunano ad un’accurata ricerca del particolare secondo gli schemi del tardo liberty”.
S.G.