Medici e pensionamenti: il sistema è a rischio

“In un paio d’anni assisteremo a un mare di pensionamenti ma dopo di noi c’è un vero e proprio buco. Oggi a Carpi ci sono circa 9mila posti liberi presso i medici di famiglia ma basterà il pensionamento di quattro massimalisti per riempirli quasi interamente. A quel punto il problema non sarà più quello di trovare un dottore per Migliarina ma per la stessa Carpi”, spiega il dottor Giuseppe Montanari, per 41 anni medico di famiglia a Migliarina.

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il dottor Giuseppe Montanari

Sono 41 gli anni in cui il dottor Giuseppe Montanari è stato il medico di Migliarina. Punto di riferimento prezioso per la frazione, il dottor Montanari è stato molto più di un medico, è stato un amico, un compagno, un alleato. Una spalla su cui piangere e ridere.  

“Ho trascorso la mia infanzia a Migliarina dal momento che mio padre faceva il medico condotto a Budrione e, quindi, anche se poi la mia famiglia si è trasferita a Carpi, la maggior parte dei miei pazienti erano amici di lungo corso o persone che conoscevo già. Ho curato prima i padri e poi i figli; due, tre generazioni”. 

Essere un medico di frazione, prosegue Montanari, “ti consente ti stringere un rapporto del tutto particolare con i tuoi assistiti. Si creano amicizia, affetto… sentimenti che vanno aldilà del mero rapporto professionale medico-paziente. Io poi – sorride – sono sempre stato uno stacanovista e ho cercato di dare il massimo in termini di empatia, disponibilità e presenza, ben oltre le ore di ambulatorio”. Un rapporto fiduciario che solo i medici di piccole realtà possono comprendere, “lo sa bene l’ex medico di Cortile, Giorgio Miselli. Dopo quarant’anni in frazione conosci ogni singolo aspetto dei tuoi pazienti, ogni storia”. Medico della “vecchia guardia”, come si definisce lui stesso, Montanari considera la sua professione spesa in frazione “preziosa. Per tutta la mia carriera lavorativa ho avuto di fronte un campione rappresentativo della città di Carpi e dell’Emilia dal punto di vista statistico e demografico. Dai grandi ai piccini. Questo – spiega – mi ha aiutato a sviluppare una migliore consapevolezza della situazione sanitaria generale e dei bisogni emergenti”.

Ora che lui ha appeso il camice al chiodo, l’ambulatorio di Migliarina è vacante. Una situazione che ha scatenato numerosi mal di pancia: “ho comunicato il mio pensionamento a gennaio dello scorso anno poiché sapevo che nel mese di febbraio sarebbero partiti i bandi per coprire le zone carenti. Nonostante ciò, ad oggi, il medico qui non c’è. Siamo passati da una situazione in cui pareva che un sostituto fosse pronto a subentrare immediatamente, all’eventualità di eliminare in toto l’ambulatorio: mi pare evidente che qualcosa non sia andato per il verso giusto”. L’arrivo del dottor Marcel Somo per fare ricette e garantire la continuità assistenziale ai più fragili, “è un passo dovuto e necessario. Ho poi apprezzato l’impegno, lodevole, del sindaco Bellelli, il quale ha ribadito il suo impegno affinché questo presidio territoriale essenziale continui la sua attività. Confido che, come promesso dall’azienda sanitaria, dal momento che non può essere nominato un interino, si apra al più presto un bando e un medico convenzionato scelga di venire qui. Se questo accadrà il disagio per i pazienti sarà solo momentaneo”. 

Perché a suo parere nessun medico di famiglia ha accettato di andare a Migliarina pro tempore fino alla nomina, qualora il bando andasse a buon fine, di un nuovo dottore?

“Non certo per cattiva volontà e poi, diciamocelo, un medico può scegliere di aprire un ambulatorio dove vuole. Di certo un’attività isolata come la nostra è pesante, siamo un po’ cani sciolti: lavorare in gruppo e contare sul supporto di una segretaria, come accade quasi ovunque a Carpi, migliora la qualità di vita, il carico di lavoro diminuisce e i tempi sono meno contingentati. Credo sia questo il motivo per cui il bando precedente è andato deserto. Non certo perché Migliarina abbia poco appeal, d’altronde chi subentrerà potrà contare su 1.300 – 1.500 pazienti, un bel gruzzoletto”.

Oggi la carenza di medici di base rappresenta un serio problema e a saltare sono soprattutto i presidi territoriali periferici. Una situazione grave soprattutto in tempo di pandemia e a fronte di una popolazione che invecchia sempre più e che pertanto è affetta da pluripatologie spesso croniche. Quali scenari ci aspettano?

“Questa è una tragedia annunciata da anni! Da tempo si sapeva che saremmo arrivati a questa situazione ma, tra cinque anni, tale carenza avrà un effetto deflagrante. All’inizio degli Anni Ottanta sono state stipulate numerose convenzioni, compresa la mia, ma quella generazione di medici è prossima alla pensione. In un paio d’anni assisteremo a un mare di pensionamenti ma dopo di noi c’è un vero e proprio buco. Oggi a Carpi ci sono circa 9mila posti liberi presso i medici di famiglia ma basterà il pensionamento di quattro massimalisti per riempirli quasi interamente. E poi, cosa accadrà? Il problema non sarà più soltanto quello di trovare un dottore per Migliarina ma per la stessa Carpi! Il numero chiuso a Medicina è stato una follia e poi, ammettiamolo, non c’è la fila per diventare medici di famiglia: i neo laureati preferiscono le corsie degli ospedali. Nel frattempo la popolazione invecchia e il carico assistenziale aumenta, un binomio esplosivo”.

Jessica Bianchi

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