L’appello dei ristoratori: “ulteriori restrizioni rischiano di farci chiudere i battenti”

I ristoratori del Consorzio Modena a Tavola hanno scritto una lettera indirizzata al Governatore della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. “Evitiamo però di colpire nel mucchio, secondo logiche che noi davvero facciamo molta fatica a comprendere. Abbiamo bisogno di poter progettare il nostro futuro”.

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Stefano Corghi, presidente del Consorzio Modena a Tavola

“Noi le regole le abbiamo rispettate e abbiamo adeguato i nostri locali per garantire la sicurezza. Abbiamo fatto investimenti. Ora ulteriori restrizioni rischiano di far chiudere i battenti a diverse imprese. In queste ore sentiamo parlare di senso di responsabilità che gli italiani non avrebbero avuto. Io dico non facciamo di tutte le erbe un fascio. A quanto mi consta i contagi non sono di certo nati nei nostri locali. In ogni caso, chi non ottempera alle regole è giusto che sia sanzionato. Evitiamo però di colpire nel mucchio, secondo logiche che noi davvero facciamo molta fatica a comprendere. Abbiamo bisogno di poter progettare il nostro futuro. Pur consapevoli che la situazione è straordinariamente complessa, chiediamo la massima chiarezza possibile: sulle regole di apertura e, cosa altrettanto importante sui ristori che al momento, oltre ad arrivare con il contagocce, risultano assolutamente inadeguati”.
Sintetizza così Stefano Corghi, presidente del Consorzio Modena a Tavola, lo spirito della lettera aperta inviata ieri, 15 dicembre e indirizzata al Governatore della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al prefetto di Modena Pierluigi Faloni, al sindaco della città della Ghirlandina, Gian Carlo Muzzarelli e all’assessora del Comune di Modena Ludovica Ferrari.
“Il nostro pensiero – conclude Stefano Corghi – va prima di tutto a chi soffre e a chi lavora per alleviare questa sofferenza. Vorremmo che questo fosse chiaro. Non possiamo però non esprimere il nostro senso di frustrazione e di isolamento. La forte sensazione è che da parte di chi assume certe decisioni non vi sia piena consapevolezza di cosa significhi svolgere il nostro lavoro. Aprire, ovviamente in sicurezza, è importante ma occorre anche che vi siano le condizioni di equilibrio economico, di sostenibilità finanziarie, altrimenti in diversi faranno fatica a ripartire”.

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