Quattro grammi di infinita bellezza

L’uslèin dal frèd (l’uccellino del freddo) così, nel nostro bel dialetto, viene chiamato lo scricciolo. Coi suoi dieci centimetri di lunghezza, coda compresa, per soli 4 grammi di peso, è il più piccolo uccelletto europeo ed è proprio nella stagione invernale che è più facile scorgerlo, quando si avvicina alle case alla ricerca di cibo.

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L’uslèin dal frèd (l’uccellino del freddo) così, nel nostro bel dialetto, viene chiamato lo scricciolo. Coi suoi dieci centimetri di lunghezza, coda compresa, per soli 4 grammi di peso, è il più piccolo uccelletto europeo ed è proprio nella stagione invernale che è più facile scorgerlo, quando si avvicina alle case alla ricerca di cibo. Individuarlo però non è affatto semplice poiché questo minuscolo uccellino è assai agile, “si muove a scatti ed è velocissimo, anche nel volo. Quando è innervosito o vede un predatore si accovaccia e rimane immobile. Ama rifugiarsi all’interno dei cespugli o tra gli sterpi accatastati e, a volte, quando sgattaiola fuori con grande rapidità, pare sia passato un topolino. Inoltre lo scricciolo tiene sempre la coda sollevata, mostrando un atteggiamento decisamente spavaldo”, spiega Daniela Rustichelli delegata Lipu di Carpi.

Su dorso, ali e coda ha un piumaggio di colore bruno rossiccio mentre le ali e i fianchi sono barrati di nero. Segni particolari, un lungo sopracciglio bianco. Minuscolo e delicato ha un canto “squillante e aspro quando è in allarme, altrimenti produce dei trilli acuti, sibilanti e molto prolungati”, prosegue Rustichelli.

Il suo nome scientifico, Troglodytes troglodytes, significa abitante delle caverne poiché, “pur essendo un uccellino solitario, quando si formano le coppie, il maschio costruisce tanti nidi globulari, con all’interno foglie secche, muschio, penne e piume, che in inverno diventano dei veri e propri dormitori. Durante il periodo riproduttivo, all’inizio della primavera, il maschio mostra alla femmina tutti i nidi realizzati poiché spetta a lei scegliere quello in cui deporre le uova”. Gli scriccioli del Nord e del Centro Europa sono migratori e in inverno arrivano nelle zone mediterranee per svernare, mentre quelli italiani sono stanziali. “I loro habitat preferiti sono le zone boschive, il sottobosco, la vegetazione a ridosso dei canali e delle aree umide ma, aggiunge la delegata Lipu, “a volte li si può vedere sulle pareti degli edifici quando vanno a caccia di insetti – in particolare di ragni e forbicine – alimenti principe della loro alimentazione anche se ogni tanto non disdegnano qualche bacca occasionale”. Alcuni scriccioli non sopravvivono a inverni particolarmente rigidi e, malgrado il loro stato di conservazione sia ancora buono, è importante proteggerli. “Il pericolo maggiore per queste creature – e non solo – è la distruzione dei loro habitat. Nelle zone impoverite di habitat boschivi come la pianura padana si dovrebbe favorire la piantumazione di macchie di siepi, in cui la vegetazione è continua e interconnessa affinché possano costituire un corridoio ecologico. Principio che vale anche per le aree verdi pubbliche e i nostri giardini. In inverno le siepi vengono sfoltite in modo massiccio ma, spesso, sotto di esse, nell’intrico dei rami o tra i cumuli di foglie secche vi sono i nidi dormitorio degli scriccioli”, spiega Daniela Rustichelli. Lo scricciolo è una presenza dell’inverno, dai movimenti simpatici e gioiosi. Tenere in giardino una mangiatoia per nutrire gli insettivori può offrire l’occasione di ammirarlo mentre vi rovista sotto a caccia di rimasugli. “L’uccellino del freddo si posa sui cespugli ed emette questo strano sibilo…”, sorride Daniela, ma per vederlo oltre ad aguzzare la vista considerate le sue piccole dimensioni occorre salvaguardare la natura, anche quella addomesticata dei nostri giardini, resistendo alla tentazione di effettuare potature “selvagge”. Solo così si potrà ammirare la bellezza delle piccole cose.

Jessica Bianchi