“Le scelte della politica devono essere basate sulle evidenze”

Il contagio e le conseguenti misure di contenimento della mobilità e di distanziamento sociale hanno provocato una contrazione significativa delle attività economiche, sia sul piano dell’offerta che su quello della domanda di beni e servizi. Dell’impatto della pandemia su economia e società ha parlato il professor Fabio Pammolli, docente della School of Management del Politecnico di Milano, ospite del Festival della Scienza Medica di Bologna.

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professor Fabio Pammolli, docente della School of Management del Politecnico di Milano

Nei giorni in cui la curva epidemica si impenna enormemente e le misure anti contagio sono state nuovamente inasprite, dal palco virtuale del Festival della Scienza Medica, Fabio Pammolli, professore di Economia e Management al Politecnico di Milano nonché membro del Comitato per gli investimenti del Fondi Europeo e per gli investimenti strategici presso la Banca Centrale Europea, ha usato parole dure contro le scelte messe in atto dal Governo in occasione della prima ondata, che hanno avuto indubbie ripercussioni sull’economia del Paese.

“La distribuzione territoriale della contrazione delle attività economiche avrebbe potuto e dovuto stimolare una riflessione circa le modalità di fissazione della durata del lockdown. A subire i danni maggiori, infatti, non sono stati i territori più duramente colpiti dalla pandemia, come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, bensì gli altri, specialmente nel Sud. Zone caratterizzate da valori di reddito pro capite più basso e indici di disuguaglianza più elevati. Il risultato? La provincia è diventata ancor più provincia, le periferie ancor più periferie e l’effetto di segregazione particolarmente pronunciato. Temo che tali ripercussioni si faranno sentire ancora a lungo”. Col suo gruppo di ricerca, un team formato in collaborazione con Università di Venezia e CNR, Pammolli ha analizzato sin dalle prime fasi del lockdown quali sarebbero state le conseguenze economiche delle modalità di contenimento del contagio, a partire dai dati sulla mobilità inter e intraregionale. “I Comuni con una contrazione maggiore di mobilità non sono stati quelli dove i numeri del contagio erano più alti, ma quelli dove il reddito pro-capite è più basso. Un dato legato alla collocazione dei settori produttivi essenziali nel sistema economico italiano, che grazie alle deroghe e alle conseguenti riaperture progressive delle aziende hanno potuto continuare la loro attività”. Significativa è stata anche la contrazione di gettito nelle mete del turismo, “da quelle tradizionali, come Firenze e Venezia, ai Comuni più piccoli, che erano riusciti a stimolare flussi turistici negli ultimi anni”. Anche rispetto al tema della trasmissione del contagio, Pammolli si appella ai dati.

“Una volta che il virus è entrato sul territorio, il contenimento della diffusione dovrebbe spostarsi su interventi di prevenzione tramite isolamento tra fasce d’età. Le classi di età più contagiose sono le coorti giovani, con forme di socializzazione più pronunciate, bacini di coltivazione dell’infezione che poi si propaga attraverso il circuito familiare. Questa caratteristica è un elemento che poteva indurre il Governo a pensare a forme di lockdown differenziate dopo quello iniziale totale, perché unendo le evidenze – la contrazione relativa di mobilità e la trasmissione del contagio per fasce d’età – una serie di Regioni italiane avrebbero potuto essere aperte prima, magari con campagne di comunicazione mirate sull’importanza di misure precauzionali a livello micro”. La pandemia ha riportato all’attenzione un tema centrale secondo Pammolli: ovvero la capacità di “approntare interventi di contenimento e di rilascio, in relazione alla diffusione del virus, basati su evidenze. Nonostante vi sia la forte probabilità di essere criticato, io ritengo che ci sia stato un vero e proprio overshooting. Dopo un ritardo iniziale e un maldestro disegno delle misure di contenimento della mobilità, intorno alla prima decade di marzo, abbiamo assistito a una prima definizione di zona rossa, figlia di una visione alquanto settecentesca degli spostamenti, peccato che nessuno si sposti più a bordo di carrozze e cavalli e che, ad esempio, Torino e Milano siano unite dall’Alta Velocità, nonostante si trovino in regioni diverse”. Alla luce del rapporto costi-benefici delle misure introdotte, prosegue Pammolli, “un lockdown totale su tutto il territorio nazionale e di una durata omogenea ha rappresentato un eccesso di precauzione”.

A fronte della nuova ondata di contagi che sta interessando il nostro Paese, il tema centrale, conclude il professore del Politecnico di Milano è trovare il giusto “rapporto tra l’assunzione di responsabilità politica – e le scelte che ne derivano – e le evidenze. E’ questa la sfida più importante che ci viene lasciata in eredità da questa epidemia”.

Jessica Bianchi