Continuano le aggressioni agli equipaggi del 118: pugno di ferro o pugno di mosche?

Li abbiamo chiamati angeli per mesi ma, evidentemente, la memoria di quanto questi professionisti hanno fatto - e stanno tuttora facendo in tempo di pandemia - difetta.

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Li abbiamo chiamati angeli per mesi ma, evidentemente, la memoria di quanto questi professionisti hanno fatto – e stanno tuttora facendo in tempo di pandemia – difetta. Lo scorso 21 ottobre gli operatori del 118 sono stati aggrediti verbalmente con urla e linguaggio scurrile mentre erano impegnati in un intervento presso la casa di un paziente a Carpi. Per allontanare i molestatori e ripristinare la dovuta sicurezza per sé e il paziente, è stato necessario richiedere l’intervento delle Forze dell’Ordine. Un comportamento gravissimo e inaccettabile che purtroppo non rappresenta un caso isolato. Quotidianamente impegnati nell’assistenza e nel soccorso ai cittadini, gli equipaggi del 118, così come le equipe dei Pronto Soccorso e il personale sanitario in generale, sono spesso oggetto di aggressioni, fisiche o verbali. A dirlo sono i numeri: dal 2019 a oggi sono state 213 le segnalazioni di aggressioni ai danni degli operatori della sanità, ospedalieri e non, in provincia di Modena. Una vergogna. Tra questi quelli che denunciano meno, considerandolo quasi un rischio intrinseco al proprio mestiere, sono proprio gli uomini e le donne impegnati nel primo soccorso. Una nuova legge approvata in Parlamento corre ora in aiuto di medici, infermieri e Oss prevedendo un inasprimento delle sanzioni penali e civili nei confronti di chi adotta comportamenti violenti o intimidatori ai danni del personale sanitario. L’auspicio è che il pugno di ferro annunciato non si trasformi nell’ennesimo pugno di mosche.

Jessica Bianchi

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