Il futuro del Covid dipende da noi, per ora

Per il fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, “non abbiamo molte cose a disposizione però certamente il Desametasone, che è un derivato del cortisone, diminuisce del 30% la mortalità. C’è però tutta una notevole serie di ricerche che sono a buon punto e riguardano l’impiego degli anticorpi monoclonali che agiscono direttamente sulla riproduzione del virus”. Per quel che riguarda il vaccino, “l’idea è che possa essere a disposizione all’inizio del prossimo anno perché per adesso le cose stanno andando nella giusta direzione”.

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il professor Silvio Garattini

“Il futuro del Covid 19 dipende da noi e da come ci comporteremo nei prossimi quattro-cinque mesi” dichiara il professore Silvio Garattini presidente e fondatore dell’Istituto Farmacologico Mario Negri di Milano. Fino a quando non arriverà il vaccino e non saranno sul mercato i farmaci, oggi allo studio, in grado di sconfiggere il virus, il professor Garattini raccomanda comportamenti corretti per arginare il contagio ed evitare una diffusione esponenziale del morbo. Mascherina, distanziamento e lavaggio delle mani restano le armi più efficaci contro il Covid 19 in assenza di certezze sui farmaci e in attesa del vaccino.

Professore, che ne pensa dell’obbligo di indossare la mascherina anche nei luoghi all’aperto?

“Penso che sia molto importante. Dobbiamo assolutamente evitare che questi contagi aumentino troppo. Quindi ben venga qualsiasi provvedimento che permetta di aumentare gli unici sistemi di sicurezza che abbiamo e che sono la mascherina, il distanziamento evitando gli assembramenti e lavarsi spesso le mani. Tutto questo è l’unica cosa di cui oggi disponiamo per opporci alla possibilità che si ripiombi nella situazione di marzo, a cui certamente nessuno vuole ritornare. Quindi dipende da noi, dipende da tutti noi fare quello che è necessario per diminuire queste possibilità di contagio”.

E’ uno scenario possibile a Natale, quindi, quello già visto a marzo?

“Mi auguro di no. Oltretutto siamo molto più preparati, sappiamo molte più cose, abbiamo più possibilità di prenderci cura di chi si ammala ed è fortunatamente diminuita l’età dei contagi: ciò vuol dire che le persone anziane, le più a rischio, sono più attente. Nessuno però può fare l’indovino quindi dipende da noi mettere in atto tutto ciò che è necessario”.

Ci sono attualmente farmaci in grado di sconfiggere il virus?

“Non abbiamo a disposizione molte cose però certamente il desametasone, che è un derivato del cortisone, diminuisce del 30% la mortalità e questo è un trattamento importante per chi ha una malattia grave. Per il resto, abbiamo relativamente poco altro a disposizione che sia veramente efficace. C’è però tutta una notevole serie di ricerche che sono a buon punto e riguardano l’impiego degli anticorpi monoclonali che agiscono direttamente sulla riproduzione del virus. I risultati, per quello di cui siamo a conoscenza, sembrano essere buoni e quindi c’è la speranza che fra alcuni mesi qualcosa di nuovo sia a disposizione. Per il momento non possiamo contare su niente di certo anche se ci sono buone probabilità di riuscire ad avere qualcosa di efficace”.

Quanto manca per avere a disposizione il vaccino?

“L’idea è quella che il vaccino possa essere a disposizione all’inizio del prossimo anno perché per adesso le cose stanno andando nella giusta direzione. Abbiamo avuto un intoppo per uno di questi vaccini ma è stato risolto. Ci auguriamo soltanto che la fretta non generi poi qualcosa che non vogliamo avere: noi vogliamo un vaccino che sia efficace e che non abbia effetti collaterali importanti perché deve essere somministrato a persone sane. Quindi c’è una grande responsabilità: speriamo che tutti facciano bene il loro lavoro e che poi le autorità regolatorie, che devono approvare questi vaccini, abbiano tutti gli elementi per dare l’ok finale”.

Il consiglio resta quello di vaccinarsi contro l’influenza per agevolare la diagnosi differenziale per distinguere il Covid dall’influenza?

“Certamente è importante la vaccinazione antinfluenzale soprattutto per le persone che hanno fattori di rischio e per le persone anziane perché non dimentichiamo che l’influenza genera circa seimila morti all’anno quindi non va presa alla leggera. Teniamo anche presente però che l’utilizzo delle mascherine serve per il Covid ma anche per evitare l’influenza e altre malattie infettive. Con le mascherine abbiamo un doppio vantaggio”.

Sara Gelli