“Mi chiamo Annarita, ho ottantaquattro anni e vivo nel Mostro di cemento, un anonimo complesso residenziale nella periferia di Milano, su una stramaledetta sedia a rotelle. Non si può certo dire che io sia autosufficiente, ma per fortuna posso contare sull’aiuto di Olga, una donnona rumena premurosa e gentile”. Inizia così il romanzo Non è mai troppo tardi (Sperling & Kupfer) scritto dalla solierese Stefania Russo, classe 1987, che divide il proprio tempo tra gli studi universitari, la passione per la scrittura e i suoi due figli. Ci è quindi chiaro sin dalle prime pagine che la storia narrata è attualissima e descrive uno spaccato di vita ai margini della società dove, tuttavia, si coltiva ancora la speranza.
Stefania, nel suo romanzo punta i riflettori sulla terza età a partire dalla protagonista Annarita, un’ottantaquattrenne costretta sulla sedia a rotelle ma dalla mente vivace. Cosa l’ha spinta a scrivere dal punto di vista di un personaggio così distante da lei in termini di età?
“Il mondo della senilità mi ha sempre interessato e turbato per le sue dinamiche spesso solitarie e ho sentito l’esigenza di investigare sulle condizioni sociali, economiche ed esistenziali di questa fetta di popolazione spesso dimenticata. Così è nata Annarita, una protagonista ottantaquattrenne con mille difficoltà ma piena di spirito”.
Da dove nasce, invece, l’idea di ambientare la storia in un ecomostro nella periferia di Milano?
“Questo è semplice: nasce dal fatto che sono nata e vissuta a Milano per i primi vent’anni della mia vita e che una delle prime regole della scrittura, per quanto mi riguarda, è che bisogna sempre scrivere di cose che si conoscono bene o che si è disposti a indagare a fondo. Per quanto riguarda il concetto di ecomostro a canoni agevolati così come è presentato nel libro, ho preso spunto da un complesso residenziale realmente esistente alla periferia di Milano, e gli ho affibbiato il soprannome di Mostro di cemento per renderlo più evocativo e reale”.
Com’è stato il percorso che l’ha portata a pubblicare il suo primo libro?
“Ricordo ancora la data: l’8 gennaio 2018 fui contattata da un editor di Sperling che aveva letto alcuni miei post sui social e voleva propormi un incontro. Non saprei descrivere la gioia di quel momento. La cosa bizzarra è che, esattamente mezz’ora dopo, fui contattata da un secondo editore, ugualmente importante, e quindi mi trovai nell’imprevedibile condizione di scegliere da che parte stare. Alla fine scelsi Sperling perché sono una grande appassionata di Stephen King e i testi pubblicati dal loro gruppo editoriale fanno parte della mia libreria sin da quando ero una ragazzina”.
Cosa si augura che il suo romanzo trasmetta ai lettori?
“Non ho scritto Non è mai troppo tardi con l’intento di lasciare una morale. Volevo semplicemente scrivere la storia di un’eroina ironica e insolita, e nel mio piccolo credo che Annarita in questo sia riuscita molto bene: è quasi impossibile non innamorarsi di lei”.
Sta lavorando a un nuovo progetto? Può anticiparci qualcosa?
“Sì, sto lavorando a un nuovo romanzo, questa volta a più voci e con una protagonista ancora una volta femminile ma completamente diversa da Annarita (a partire dall’età). Al momento sono ancora in attesa di capire se e come questo testo possa avere uno sbocco editoriale, in quanto i meccanismi non sono così semplici e immediati, ma in un modo o nell’altro farò di tutto per consegnare questo nuovo testo ai lettori. La scrittura è la mia passione e non so immaginare una vita senza dedicarmici”.
Chiara Sorrentino