Ad attendere gli studenti dell’Istituto Sacro Cuore in via Curta Santa Chiara a Carpi ci sarà una scuola accogliente e dai colori sgargianti. Il preside Claudio Cavazzuti ringrazia gli insegnanti che in questi mesi estivi si sono impegnati, anche in lavori di fatica, per riorganizzare gli spazi ma non solo. Con il supporto del docente universitario e pedagogista Roberto Franchini hanno iniziato un percorso per ripensare la didattica introducendo elementi di apprendimento attivo che possano permettere al bambino di sentirsi protagonista attraverso un modo di lavorare che, senza essere rivoluzionato, contempla alcune novità. La pandemia ha accelerato un processo già avviato e che riguarda nel concreto la riarticolazione degli spazi fisici, degli orari, della suddivisione disciplinare, delle risorse didattiche e della loro fruizione. “I ragazzi devono imparare a imparare, essere più curiosi che saputi, più aperti al nuovo che dotti in una scuola in cui maturare competenze è più importante che memorizzare. Non serve accumulare sapere, perché per ogni cosa c’è Google – sorride – ma orientarsi in esso, saper interagire, leggere i contesti storici, avere senso critico” ha detto ai genitori degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado presenti al Cinema Corso o collegati online in occasione dell’incontro di inizio d’anno.
Il mondo cambia ma la scuola italiana è da decenni sempre la stessa e fatica a tenere il passo. A dimostrare la volatilità della conoscenza di un sistema scolastico tradizionale basta una domanda a un genitore che in pagella aveva sempre avuto otto in storia. “La storia serve nella misura in cui aiuta a maturare il senso critico e la capacità di leggere i tempi per poterli confrontare: gli studenti parleranno del Congresso di Vienna esprimendosi in modo critico e con un’opinione in merito. Non è più tanto una questione di conoscenza, quanto più di competenza e intelligenza e ai vostri figli il mondo richiederà la capacità di saper risolvere, progettare, fruire”. Inevitabile il riferimento alle nuove tecnologie che “non sono un nemico, né un alleato. Sono un fatto: la scuola non può far finta che non esistano ma è chiamata a educare l’intelligenza digitale”. L’obiettivo? “Far sì che i vostri figli di fronte a qualsiasi sfida abbiano gli strumenti umani e tecnologici per affrontarla”.
Spazio, tempo, gruppi di lavoro e risorse educative sono gli ambiti su cui, secondo Franchini, si può intervenire affiancando le lezioni frontali a spazi di apprendimento in cui l’alunno possa sentirsi un po’ più libero e abbia la possibilità di lavorare in un piccolo gruppo (apprendimento cooperativo) a cui è affidato un mandato di lavoro, un compito reale (e-book, podcast, tutorial) da gestire in un determinato tempo. “Un lavoro ben più impegnativo ma anche più stimolante che stare al banco per cinque ore ad ascoltare” commenta Franchini che accenna anche al superamento del libro di testo che sarebbe “la negazione del senso critico, da stimolare piuttosto con una molteplicità di fonti”.
Il mondo cambia e all’Istituto Sacro Cuore sono pronti a cambiare, almeno un po’.
Sara Gelli