Villa Delfini è stata restituita agli antichi splendori e, varcato il cancello d’ingresso, la ritroviamo a Disvetro di Cavezzo ancora più incantevole dopo l’imponente cantiere per il recupero. Il sisma del 2012 aveva pesantemente danneggiato l’intero complesso di edifici storici al punto da scoraggiare chiunque. Non la famiglia carpigiana Bencivenni profondamente legata a questa proprietà acquisita a metà degli Anni Ottanta e già ristrutturata una prima volta a quell’epoca per le pessime condizioni in cui era stata lasciata.
Costruita nel 1777, Villa Delfini è stata un possedimento della famiglia del celebre scrittore Antonio Delfini (Modena, 1907-1963) ma il progressivo dissolversi del consistente patrimonio familiare costrinse alla vendita dell’intero complesso: la villa padronale è circondata da diversi fabbricati racchiusi in un impianto a corte chiusa in cui si trovano le abitazioni del personale di servizio e le scuderie.
Con la prima scossa del 20 maggio erano crollati tutti i grandi comignoli di 4 metri d’altezza ed erano state rilevate parecchie lesioni ma il 29 maggio è arrivato il colpo di grazia. “Ho visto tutto perché alle 10,30 ero qui – racconta l’architetto di Carpi, Elena Borelli – ed è stato impressionante: l’intera facciata della casa del fattore è crollata mentre all’interno i solai cedevano, l’intero scalone della villa è finito al suolo portandosi dietro quattro rampe e il sottotetto, tutti gli architravi delle porte si sono abbassati mentre non c’era più un muro che non fosse lesionato a causa del fatto che i mattoni sono accostati ma non ammorsati; le macerie di quella che in origine era la casa dei contadini hanno invaso il cortile interno. Grazie all’intervento di consolidamento che era stato effettuato in precedenza i tetti hanno resistito alle scosse”. Nonostante lo scenario apocalittico, “ci siamo attivati affinché i Vigili del Fuoco procedessero (nel 2013) alla messa in sicurezza di questo bene storico dove enormi capriate di quattordici metri dopo il terremoto poggiavano su un centimetro di muro. Oltre a salvaguardare gli edifici da ulteriori crolli, la messa in sicurezza ci ha consentito di poter procedere con i rilievi estremamente difficoltosi: la documentazione relativa al primo intervento di recupero e la disponibilità dell’Università di Ferrara di effettuare la mappatura con il laser scanner esterno ha consentito di poter poi approntare il progetto di recupero da presentare alla Regione Emilia Romagna per ottenere il finanziamento attraverso la piattaforma Sfinge dedicata alle attività imprenditoriali”. Sono mesi complicati anche dai tempi della burocrazia. C’è da attendere l’integrazione
dell’ordinanza per consentire anche alle imprese a responsabilità individuale di poter accedere ai finanziamenti; da richiedere l’esclusione dalle disposizioni che contemplano l’obbligo di adeguamento sismico per gli edifici classificati con danno E3 ma impensabile in un edificio storico; da provvedere alla domanda affinché Villa Delfini diventi un bene vincolato dalla Soprintendenza; da ripresentare il progetto modificato rispetto alla sua prima stesura.
Intanto la natura si impossessa dei luoghi e già dopo un anno ricopre le rovine mentre i ladri incuranti del pericolo si introducono per rubare tutte le grondaie, le attrezzature della cucina, i lampadari della villa. “Crollava tutto e continuava a crollare. A un certo punto ho deciso di non venire più per il dolore che mi provocava fino a quando non è arrivato il via libera dalla Regione e sono iniziati i lavori di restauro”.
E’ l’estate del 2016 e i lavori per l’intervento conservativo di recupero del complesso storico di Villa Delfini, finanziati con 5 milioni di euro dalla Regione Emilia Romagna, iniziano nel mese di settembre dopo il disboscamento per permettere alle ruspe di entrare. Così a distanza di otto anni, lunghissimi per l’architetto Borelli e la famiglia Bencivenni, è rinata Villa Delfini.
Sara Gelli