Tra testi di decreti e ordinanze non si riesce mai a capire se e cosa si possa fare senza incorrere in multe o altre sanzioni anche penali. Da oggi riaprono le aree verdi nella nostra città dopo la chiusura imposta dalle misure per il contenimento del coronavirus ma la libertà di fruirne è ancora lontana. Ci saranno delle regole da rispettare fino al 17 maggio: dovrà essere osservata la distanza di sicurezza di un metro tra le persone, le aree attrezzate per il gioco dei bambini resteranno chiuse, l’accesso è consentito dalle 7 alle 22 e i minori di 14 anni devono essere accompagnati, l’accesso per effettuare attività sportiva o motoria (individuale) è consentito solamente nel parco o giardino più prossimo alla propria abitazione.
La grafica elaborata dal Comune è ancor più categorica: al parco oggi non posso toccare la giostra girevole, il castello, la panchina, il cavallino sulla molla, le altalene anche quelle basculanti che vanno su e giù col peso. Al parco, secondo le indicazioni del Comune ora posso solo cantare, colorare con i miei fogli e i miei colori, giocare con i miei giochi senza darli ad altri bambini, fare le bolle di sapone, saltare con la corda. E se un bambino si vergogna a cantare, ha colorato e fatto bolle di sapone per tutta la quarantena, è stato educato a condividere i giochi e non sa saltare con la corda può fare dietro front e tornare a casa.
Dopo mesi di limitazione della libertà personale, cresce l’insofferenza per indicazioni che sviliscono senso di responsabilità e libertà personale. Ci sarebbe bastato un richiamo a mantenere la testa sulle spalle, rispettando il distanziamento fisico, per la nostra sicurezza al lavoro come al parco.
Facciamo dietro front e torniamo a casa, ancor più depressi. “C’è l’erba troppo alta per giocare” è l’unica spiegazione che si può dare a un bambino.
Sara Gelli