Luca Carnevali: un carpigiano in prima linea a Bergamo

“Bergamo è una città in ginocchio, la provincia lombarda più colpita dall’epidemia di Covid-19, dove i contagiati sono oltre 9mila e i morti accertati più di 2mila. Non potevo restare a guardare senza fare nulla, dovevo fare la mia parte per aiutare i fratelli bergamaschi. E così sono partito”, spiega il carpigiano Luca Carnevali, specialista di apparecchiature biomedicali e Medical Device, oggi operativo presso l’ospedale da campo allestito dagli Alpini all’interno del polo fieristico.

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Luca Carnevali

Bergamo è una città in ginocchio, la provincia lombarda più colpita dall’epidemia di Covid-19. Non potevo restare a guardare senza fare nulla, dovevo fare la mia parte per aiutare i fratelli bergamaschi. E così sono partito”, spiega il carpigiano Luca Carnevali, medico veterinario impiegato presso l’Azienda sanitaria di Reggio Emilia, nonché specialista di apparecchiature biomedicali e Medical Device.

Da anni Luca è impegnato per portare il suo contributo là dove il bisogno è grande: dal terremoto che ha sconvolto l’Aquila insieme a Protezione Civile e Agesci a quello che ha colpito le Marche unitamente alla colonna mobile del 118.

Quella di Bergamo è “un’esperienza umana che non potrò mai dimenticare. Iniziamo i nostri turni alle sette del mattino e proseguiamo fino a tarda sera. I dispositivi di tutela individuale sono pochi e dunque per non sprecare materiale non c’è nemmeno un momento di riposo. Ma lo faccio volentieri perché credo sia fondamentale mettersi al servizio degli altri. Occupandomi di apparecchiature biomedicali e dispositivi medici queste mie competenze qui sono necessarie: non potevo non mettere a disposizione le mie competenze e l’esperienza maturata sinora in altre emergenze”.

L’ospedale da campo è un vero e proprio miracolo: “grazie all’opera straordinaria e infaticabile di un folto gruppo di artigiani volontari coordinati dall’Ana – Associazione nazionale alpini, gli interni del polo fieristico, in meno di dieci giorni, sono stati trasformati in un ospedale moderno, efficiente e tecnologicamente avanzato, pronto ad accogliere i pazienti che stanno lottando contro il Coronavirus. I posti letto – spiega Luca Carnevali – sono 142, di cui 72 destinati alla terapia intensiva e sub-intensiva, e i restanti a chi sta uscendo dalla fase più critica della malattia. La struttura, già entrata in funzione, è gestita dall’Azienda ospedaliera Papa Giovanni in collaborazione con il personale di Emergency, e ci lavorano una trentina di operatori, tra medici, anestesisti e infermieri dell’esercito russo. Questo ospedale covid-19, certificato come Hub, potrà ricevere anche pazienti provenienti da altre province grazie alla presenza di un eliporto”.

Precettato dall’Azienda ospedaliera Papa Giovanni, il dottor Carnevali al momento è l’unico emiliano sul campo: “qui si respira ogni giorno la grande generosità della gente. Centinaia di persone hanno messo a disposizione la propria professionalità in modo totalmente gratuito e solidale e ora questo ospedale sta accogliendo i primi pazienti. I loro sguardi ripagano da ogni fatica. Quando è arrivata la prima ambulanza ci siamo tutti commossi, un momento che resterà indelebile nella mia mente”. Giunto a Bergamo ancor prima che l’ospedale fosse completato, Luca Carnevali ha messo a disposizione la propria manodopera per accelerare le operazioni di apertura: “dall’allestimento delle sale di degenza con le apparecchiature alla realizzazione e gestione delle scorte del magazzino farmaceutico e dei singoli reparti, allo scarico dei camion…”. Ora le funzioni che ricopre sono tanto numerose quanto preziose: “il lavoro non manca”, sorride dall’altro capo del telefono. Dalla gestione di emoteca e trasfusioni sangue della Zona Triage alla definizione e gestione dei percorsi pulito e sporco nell’ospedale. Dall’igienizzazione dei carrelli per la distribuzione dei pasti al raccordo con logistica ospedaliera per il rifornimento di cibo e il ritiro di campioni di sangue e tamponi pazienti, alla formazione del personale sanitario circa le delicate procedure di vestizione e svestizione. Carnevali ha inoltre una collaborazione diretta con le aree Triage e Schok Room per stabilizzare i pazienti prima di indirizzarli verso le varie Aree Critiche intensive o sub intensive dell’ospedale.

Il medico carpigiano resterà a Bergamo 20 giorni prima di tornare nella nostra città dove trascorrerà una quarantena di quindici giorni lontano dalla sua famiglia: “sono venuto qui per aiutare a salvare vite, lavorando al fianco di tanti altri professionisti. Vorrei contribuire a far rodare il sistema e andarmene sapendo che tutto funziona a pieno regime. Coi colleghi ci facciamo coraggio l’uno con l’altro. Condividere insieme questa trincea e darci una mano è ciò che fa la differenza. Da questa esperienza drammatica ne usciremo solo se ciascuno farà la propria parte. Uniti”. A partire dal rispetto delle misure introdotte dal Governo per contenere il contagio: “questa malattia è grave, se non si adottano tutte le precauzioni previste, non c’è via d’uscita”, ammette il dottor Carnevali.

Nella bergamasca dove i contagiati sono oltre 9mila e i morti accertati per coronavirus sono più di 2mila, “qualcosa – prosegue Luca Carnevali – non ha funzionato. Il numero delle vittime è spaventoso e la malattia colpisce persone di tutte le età. Ora la sfida è quella di andare a cercare i pazienti nelle case, soprattutto gli anziani, per individuare quelli con una sintomatologia lieve e curarli prima che sviluppino complicanze che comportino il ricovero in terapia intensiva. Purtroppo, infatti, negli ospedali continuano a giungere persone talmente scompensate e con una fame d’aria tale da doverle intubare e sedare. Non possiamo più permettercelo”.

In un futuro, speriamo il più prossimo possibile, questo ospedale della solidarietà sorto dentro al polo fieristico, verrà impiegato “per consentire agli altri nosocomi, ormai tutti a vocazione Covid, di svuotarsi e riversare qui i pazienti, tornando così pian piano alla normale attività sanitaria”.

Speriamo accada presto.

Jessica Bianchi

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