Una brutta parentesi nel periodo più bello della mia vita

Il piccolo Andrea è uno dei bimbi nati in questi giorni di emergenza sanitaria all’Ospedale Ramazzini di Carpi e la sua mamma Veronica a tutte le donne che si si apprestano a partorire dice: “non abbiate paura e abbiate fiducia nel personale medico perché sono professionisti esperti e dal cuore grande”.

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Veronica Bivol ha partorito il suo terzo figlio, Andrea, il 19 marzo all’Ospedale Ramazzini di Carpi. Fino a poche settimane prima non avrebbe mai pensato, immaginando questo giorno, di viverlo in un momento di emergenza, con restrizioni e misure di isolamento sia durante che dopo il parto.

“Andrea è arrivato giusto in tempo per la Festa del Papà – racconta Veronica raggiante – una bella coincidenza che sembra voler sfidare le avversità di questo periodo, ma le preoccupazioni che ne hanno accompagnato l’arrivo sono state tante”.

Veronica aveva già partorito la secondogenita Gloria al Ramazzini nel 2016, ma rispetto ad allora è stata evidentemente un’esperienza molto diversa, adombrata dallo spettro del Coronavirus.

“Il parto è andato benissimo nonostante sia stato indotto perché Andrea non si decideva a uscire, e questo è abbastanza curioso dato che è il terzo figlio e gli altri due sono nati con un leggero anticipo. Mi sono chiesta più volte se il mio stato emotivo, inevitabilmente condizionato dalla preoccupazione per il Covid-19, abbia influito su questa circostanza e credo sia così”.

Quali sono state le differenze rispetto al parto del 2016?

“Le differenze sono state tante. Come tutti coloro che si spostano anche io e mio marito abbiamo dovuto compilare l’autocertificazione per recarci in ospedale. Poi, ovviamente abbiamo dovuto indossare la mascherina e i guanti altrimenti non ci lasciavano passare, e stare attenti a non toccare oggetti e superfici oppure ad avvicinarci troppo alle altre persone. All’entrata principale in via Molinari le porte erano sempre aperte e quindi, almeno, non si doveva toccare la maniglia.

Facevano entrare uno alla volta con la dovuta documentazione e, una volta arrivati nel Reparto di Ostretricia e Ginecologia, invece di poter accedere direttamente come di consueto, abbiamo dovuto suonare e aspettare che ci venisse misura la temperatura corporea prima di poter entrare. Ci hanno anche fatto compilare un modulo con domande inerenti il Coronavirus (se avevamo avuto sintomi febbrili nei giorni precedenti, se di recente eravamo stati nelle zone più colpite e se, negli ultimi tre mesi, avessimo viaggiato in Cina, Corea del Sud o Giappone)”.

Tuo marito ha potuto assistere al parto?

“Teoricamente avrebbe potuto assistere con i dispositivi di protezione individuale e a una debita distanza, ma il caso ha voluto che non ci sia riuscito. Alla sera del 19 marzo, dopo la seconda somministrazione di prostaglandine per indurre il parto, le contrazioni ancora non erano arrivate, così la ginecologa ci disse che il giorno seguente mi avrebbe dato un’ulteriore dose per farle finalmente partire. Mio marito è quindi andato a casa dagli altri due figli per ritornare la mattina dopo, ma poi, mentre ero sola in stanza sono arrivate le contrazioni, ho chiamato l’ostetrica di turno e Andrea è nato in poco più di un’ora. E’ avvenuto tutto molto velocemente e, fortunatamente, è andato tutto bene. Mi permetto anche di raccontare che è avvenuta con successo la donazione del sangue del cordone ombelicale che ho deciso di fare”.

In camera eri da sola quindi? E per le visite come funzionava?

“Sì, un’altra differenza è stata che tutte noi partorienti e neomamme dovevamo restare in camera da sole. Inoltre, dopo il parto poteva accedere come visitatore solo una persona. Mio marito ha firmato che sarebbe venuto solamente lui nel periodo di degenza e, ogni volta, gli veniva rilevata la temperatura corporea. Nonostante tutto il personale medico del Reparto di Ostetricia e Ginecologia sia stato molto competente e gentile, i giorni in ospedale sono stati pesanti a livello emotivo e non vedevo l’ora di tornare a casa dalla mia famiglia”.

E adesso com’è vivere questa terza maternità restando isolata in casa con altri due bambini da accudire?

“Siamo tutti presi dall’arrivo di Andrea ma non è affatto facile restare confinati in cinque in un appartamento piccolo, con due figli che erano abituati a fare tante attività extrascolastiche. Adesso si fa danza e si gioca a pallone in casa e si nuota sotto la doccia! Per fortuna i miei suoceri abitano in condominio con noi, così la bimba può andare a giocare con loro ogni tanto quando il fratello più grande deve fare i compiti che arrivano sulla piattaforma della scuola”.

E la prima visita dal pediatra per Andrea l’avete fatta?

“Avremmo dovuto fare la visita di prassi entro una settimana dalla sua nascita, ma la nostra pediatra è molto preoccupata sia per lei che per noi. Ci ha fatto spedire via email la lettera di dimissione e ci sentiamo per telefono. La visita la faremo più avanti”.

Vuoi dire qualcosa alle altre mamme che si apprestano a partorire?

“Sì, vorrei rassicurarle e trasmettere loro ottimismo. Non abbiate paura e abbiate fiducia nel personale medico perché sono professionisti esperti e dal cuore grande”.

Chiara Sorrentino