In Italia il primo morto per il coronavirus è in Veneto: Adriano Trevisan, di 78 anni, è deceduto ieri sera all’ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova, dove era ricoverato insieme con un’altra persona positiva al virus, le cui condizioni sono invece stazionarie.
E intanto emergono due nuovi casi di contagio: un paziente che da giorni è ricoverato all’ospedale di Cremona, e un uomo di 67 anni, di Dolo, ricoverato ora in rianimazione a Padova. A Cremona oggi scuole chiuse a titolo precauzionale.
È risultata invece negativa al Coronavirus la paziente ricoverata ieri mattina nel reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Piacenza, collega del primo paziente risultato positivo, dipendente dell’Unilever di Lodi (Mi). Il tampone, analizzato presso il laboratorio di riferimento regionale del Sant’Orsola di Bologna, ha confermato infatti che la donna non ha contratto il virus.
È il secondo test negativo dopo quello del dipendente della Mae spa di Fiorenzuola d’Arda (Pc), attualmente isolato all’ospedale Sacco di Milano. Nonostante l’esito negativo che attesta l’assenza di infettività, secondo il principio della massima precauzione, sono in corso ulteriori ricerche per capire se il paziente può essere risultato infetti nei giorni passati.
La sanità pubblica regionale, in via precauzionale, ha già contattato 70 dipendenti della Mae spa per i quali è ritenuta necessaria un’ulteriore verifica perché valutati potenzialmente a rischio.
La raccomandazione è quella, in caso di sintomatologia collegabile al Coronavirus (febbre e sintomi respiratori) di non accedere direttamente alle strutture di Pronto Soccorso, ma di contattare o il 1500 – il numero nazionale messo a disposizione dal ministero della Sanità – o il proprio medico di medicina generale o, in caso di emergenza, il numero 118.
Hanno dato esito positivo, per quanto riguarda la presenza di coronavirus, due nuovi casi relativi a pazienti ricoverati presso l’ospedale di Piacenza.
Si tratta di un paziente residente a Maleo, in provincia di Lodi, in Lombardia, e dell’infermiere piacentino addetto al triage all’ospedale di Codogno, sempre in Lombardia, venuto in contatto con il primo paziente contagiato quando era al proprio posto di lavoro nel nosocomio lombardo. L’ infermiere, che vive da solo, si era messo in isolamento volontario in casa propria.
Ambedue si trovano in isolamento nel reparto Malattie infettive, non sono in condizioni critiche, e stanno ricevendo tutte le cure del caso. Si conferma quindi, al momento, la positività di persone a causa del focolaio lombardo, mentre non si registrano al momento trasmissioni del virus in Emilia-Romagna.
“Confermo che al momento non abbiamo un focolaio in Emilia-Romagna o trasmissione del virus nel territorio regionale – spiega Sergio Venturi, assessore regionale alla Salute- stiamo infatti assistendo tre persone che hanno contratto il Coronavirus in Lombardia. E ribadisco che Il Servizio sanitario regionale è costantemente allertato per gestire al meglio la situazione, in contatto con le autorità nazionali e quelle delle altre Regioni. Vanno quindi seguite le indicazioni contenute nell’ultima ordinanza del ministro della Salute, che vede impegnato anche il nostro Servizio sanitario regionale, e il decalogo messo a punto in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità che le persone sono chiamate a seguire, poche ma importanti regole di igiene e prevenzione”.
Cosa si sta facendo
Nonostante al momento non ci siano casi accertati in Emilia-Romagna, l’Unità di crisi regionale è pronta a gestire eventuali criticità. E’ stato inoltre ampliato l’orario di ricevimento dei campioni da parte dei due laboratori di riferimento regionali, di Bologna e Parma. Il tutto in pieno raccordo con ministero della Salute, Protezione civile, Regioni Lombardia ed Emilia-Romagna e Aziende sanitarie.
Per quanto riguarda le due aziende coinvolte, Unilever e Mae spa, sono già stati attivati i protocolli ministeriali previsti: la gestione dell’azienda lombarda (Unilever) – come prevede lo stesso ministero – è in capo alla Regione Lombardia, mentre la Regione Emilia-Romagna, in pieno raccordo con l’Azienda sanitaria di Piacenza, si sta occupando della Mae.
La Regione Emilia-Romagna, attraverso l’assessorato alle Politiche per la salute e l’Azienda sanitaria piacentina, sta collaborando con le Aziende sanitarie lombarde e conferma la massima disponibilità a mettere a disposizione le proprie strutture ospedaliere per accogliere, in caso di necessità, pazienti provenienti dalla Lombardia con problemi diversi da quelli legati al Coronavirus e che non possono accedere al Pronto soccorso attualmente chiuso, come peraltro sta già avvenendo dalle prime ore di oggi.
Inoltre, è impegnata a realizzare tutte le misure di isolamento e sorveglianza concordate con i colleghi lombardi.