Noi, i terremotati invisibili

“La nostra è una situazione angosciante. Ci sentiamo abbandonati a noi stessi. Non riesco a dormire, ogni notte penso a come far fronte alle spese e se mai riuscirò a tornare nella mia casa”. Dopo quasi otto anni dal sisma del 2012 sono circa 200 le famiglie che a Novi di Modena non hanno ancora potuto fare rientro nella propria abitazione e intanto il 31 marzo, data ultima per il rilascio delle ordinanze di contributo, si avvicina.

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Cantieri a Novi di Modena. Foto di repertorio

“La nostra è una situazione angosciante. Ci sentiamo soli. Abbandonati a noi stessi. Non ne posso davvero più, sono esausta. Non riesco a dormire, ogni notte penso a come far fronte alle spese e se mai riuscirò a tornare nella casa che costruì mio nonno. La mia casa”. Dopo quasi otto anni dal sisma del 2012, la storia di questa cittadina è simile a quella delle circa 200 famiglie che, a Novi di Modena, non sono ancora rientrate nelle proprie abitazioni. Stretta nella morsa della burocrazia, la novese non sa più a che santi appellarsi: “siamo diventati i terremotati invisibili – prosegue amareggiata – così ci siamo ribattezzati. Nessuno ci aiuta, i problemi si moltiplicano e le pratiche legate alla ricostruzione paiono essersi totalmente impantanate. Marzo però è vicino e con esso la scadenza per il rilascio delle ordinanze di contributo. E poi, cosa accadrà? Cosa succederà a tutti noi se non vi saranno ulteriori proroghe? Questo pensiero mi toglie il sonno e dopo anni di porte sbattute in faccia, telefonate, richieste di chiarimento… non ho più la forza di lottare”. Da anni fa i conti con l’ansia di perdere tutto. “Scontiamo un ritardo vergognoso: la mia vita è distrutta. Fortunatamente il sindaco Enrico Diacci ha aiutato molti di noi a ottenere proroghe ma è snervante e, intanto, il tempo passa”.

All’angoscia e all’incertezza però si sommano anche spese impreviste difficili da sostenere: “siamo in affitto e godiamo del contributo per l’autonoma sistemazione ma le spese ci strozzano. Stanno arrivando le cartelle esattoriali relative al mancato pagamento dell’Imu sulle case inagibili e ogni anno paghiamo la Bonifica nonostante le nostre quattro mura siano andate in pezzi. Non so davvero dove sbattere la testa. Perché nessuno ci tutela? Siamo forse cittadini di Serie B? I politici dicono che 9 persone su 10 sono rientrate a casa dopo il terremoto ma noi siamo ancora qui”.

Della sua casa, non resta molto e “nel corso del tempo abbiamo subito numerosi sciacallaggi, ci sono stati portati via tanti ricordi ma ora, l’unica cosa che vogliamo, è veder rinascere la casa che la nostra famiglia ci ha lasciato in eredità. E’ tutto ciò che abbiamo: ridatecela. Sono stanca di non avere risposte, di dovermi misurare con un progetto di riqualificazione che implica un esborso di denaro non coperto da contributo perché le normative sono cambiate ed è obbligatorio attenercisi. Non è colpa mia se il terremoto ci ha distrutto la casa e la vita: io non chiedo migliorie, semplicemente di riavere la mia casa come prima. Chiedo forse troppo? Sono stanca di subire ritardi e ingiustizie. E sono arrabbiata. Meritiamo maggiori certezze e tutele. Chi sbaglia – tecnici o imprese che siano – deve assumersi le proprie responsabilità e pagare, non è giusto che siano i cittadini, privati da anni delle proprie case, a doversene fare carico. Cosa succederà dopo il 31 marzo? Qualcuno può darmi delle risposte? A Novi la situazione è ancora molto difficile, nonostante l’impegno del nostro sindaco. Se perdo la casa, giuro che mi vado a incatenare in Regione. Tutti devono sapere che noi non siamo invisibili”.

Jessica Bianchi

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