Un’ottimistica sobrietà. Leggere più libri, staccare un po’ più spesso con la tecnologia. Riprendersi il proprio tempo. Usare meno l’auto, smettere di fumare… sono tanti i buoni propositi che ciascuno di noi serba per il prossimo anno.
E Carpi, la nostra città, cosa si aspetta da questo 2020 alle porte?
Certo la lista delle cose da fare è lunga così come continua tristemente ad allungarsi quella degli interventi non compiuti e dei progetti mancati: come realizzare una mobilità davvero sostenibile senza mezzi che la possano esprimere a partire dalla metropolitana di superficie tra Modena, Carpi e magari fino a Mirandola? Dove è finita la ciclabile sugli Argini? Che fine ha fatto l’idea di campus universitario per ospitare in città una succursale dell’Università? Innumerevoli i cantieri al palo: dalla Scuola Gasparotto al Parco della Cappuccina, alla Casa della salute…
Per non parlare poi dell’ospedale abbandonato a se stesso e sul quale non esiste alcun progetto che ne riconfiguri le caratteristiche affinché sia in grado di rispondere ai nuovi bisogni della società.
Tanti progetti, tante idee che sono rimasti solo sulla carta, chiusi in un cassetto o chissà dove. Un elenco della vergogna a cui si somma un immobilismo strisciante di idee per uno sviluppo strategico in grado di traghettare Carpi fuori dal tunnel. Immobilità che non fa rima solo con la sanità, la politica e l’amministrazione. A ben guardare, infatti, il commercio è ai minimi storici, l’impresa soffre… Insomma è il sistema nella sua interezza ad essere malato. Lentamente muore una città senza futuro e senza identità.
A risplendere in questa fine anno sono solo le luminarie che rivestono il centro storico, l’auspicio è che per il prossimo a brillare siano le idee. Quelle di tutti.
Sara Gelli e Jessica Bianchi