L’immagine che offre da fuori è a dir poco desolante ma dentro, la vecchia piscina versa in condizioni ancor più deplorevoli. Da anni in completo abbandono, l’impianto natatorio, per il cui abbattimento è prevista una cifra di circa 300mila euro, somiglia a un ecomostro spiaggiato di cemento armato. Intorno alla struttura campeggiano arbusti, cumuli di ferraglia, ruggine, rifiuti… Le porte sono aperte e la rete bucata in più punti. Entrare è un gioco da ragazzi e sono stati certamente numerosi coloro che, nel corso del tempo, vi hanno bivaccato nelle ore notturne. Tutto cade a pezzi, il rame rubato e gli interni vandalizzati ovunque. Scritte e sfregi ricoprono ogni superficie, gli armadietti sono stati scardinati… per terra vi sono persino degli uccelli morti.
Il degrado impera e mentre il rimpallo delle responsabilità su chi avrebbe dovuto metterci mano prosegue da anni, l’impianto sprofonda nella vergogna. Correva l’anno 2014 quando iniziò a circolare la voce che in città, sulle ceneri del vecchio impianto, sarebbe sorto un palasport multifunzionale, dopodiché il silenzio.
In seguito alla fumata nera sull’ipotesi Palazzetto, sul piatto, vi era la manifestazione di interesse “informale”, avanzata da Aquanova Carpi s.r.l. (di cui fanno parte Cmb e Coopernuoto) per ricavare in quell’area una piscina ludico – ricreativa scoperta e sfruttare così il volume della vecchia vasca coperta. Dopo che anche quella bozza di accordo è inesorabilmente svanita nel nulla, ora dal mazzo è spuntata una nuova opzione anzi, a pensarci bene, un rigurgito. Ad annunciare la costruzione di un nuovo Palazzetto dello sport è stato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Corrado Faglioni: uno spazio polifunzionale, un contenitore in cui ospitare eventi e manifestazioni di varia natura.
“L’idea – aveva spiegato Faglioni nel corso di una conferenza stampa – è quella di non consumare ulteriore suolo e quindi tra le possibili location individuate vi è anche quella del vecchio impianto natatorio. Una possibilità di cui stiamo ancora discutendo con l’Amministrazione Comunale, proprietaria dell’area, che metterebbe anche la parola fine a una situazione di crescente degrado”.
“Il progetto – sottolinea il sindaco Alberto Bellelli – ci interessa poiché da un lato consentirebbe di eliminare un problema e dall’altro di mettere a disposizione della città un impianto atteso da tempo. Il dialogo è aperto soprattutto sul fronte della fattibilità e dunque attendiamo le valutazioni tecniche in corso da parte della Fondazione per capire se tale ipotesi potrà concretizzarsi. Dal canto mio, auspico si vada in quella direzione”.
Nel caso si levasse l’ennesima fumata nera, l’Amministrazione ha comunque già incassato l’ok del Consiglio Comunale sulla variazione al Bilancio 2020 che prevede i 300mila euro necessari per liberarci, una volta per tutte, dell’edificio.
Jessica Bianchi