L’altra faccia della droga

Dalle droghe tradizionali a quelle sintetiche, anche il mercato modenese risponde alle richieste di un numero sempre più elevato di consumatori, saltuari o abituali, di sostanze stupefacenti. Cambiamenti che stanno modificando lo scenario internazionale del narcotraffico e sul mercato si stanno affacciando nuove organizzazioni come, ad esempio, la mafia albanese che sta prendendo sempre più forza e credibilità.

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Dalle droghe tradizionali (cocaina, eroina, marijuana, hashish) a quelle sintetiche, anche il mercato modenese risponde alle richieste di un numero sempre più elevato di consumatori, saltuari o abituali, di sostanze stupefacenti.
Le ripetute operazioni e sequestri da parte delle Forze dell’Ordine (l’ultima è quella messa a segno dai Carabinieri di Carpi e ribattezzata Castelli di coca) confermano i dati preoccupanti già segnalati dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) nelle sue relazioni semestrali.
Nel 2017 almeno il 22% degli italiani tra i 15 e i 64 anni ha dichiarato di aver fatto uso, anche solo per una volta, di sostanze stupefacenti portandoci sul podio (al terzo posto) per consumo in Europa. In crescita le morti per overdose e per infarto (dato che in genere non viene rilevato ma che spesso è legato al consumo di droghe sintetiche o al nuovo modo di usare l’eroina), mentre l’età media dei consumatori si aggira sui 24 anni. Per il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, in prima linea nel contrasto al traffico di sostanze stupefacenti, (che sarà a Carpi, all’Auditorium Loria, insieme ad Antonio Nicaso, il 1° dicembre) “vi è un aumento significativo del consumo di droghe sintetiche, quindi c’è una fetta di mercato rilevante che si è aperta e lì si concentra l’interesse di chi, come la ‘ndrangheta, nel solco della concezione che ha di se stessa e cioè di mafia supermercato, deve rispondere con l’offerta dove c’è domanda”.
L’ingresso delle droghe sintetiche e il web stanno modificando lo scenario internazionale del narcotraffico e sul mercato si stanno affacciando nuove organizzazioni come, ad esempio, la mafia albanese che sta prendendo sempre più forza e credibilità. Secondo Gratteri, “nei prossimi anni sentiremo parlare sempre di più di questa organizzazione e non solo in Italia”. L‘ndrangheta si è poi aperta anche a un altro tipo di spaccio, oltre a quello della cocaina di cui ormai detiene il monopolio, quello del Fentanyl: droga ad altissimo livello di tossicità, molto più potente dell’eroina e richiesta, per i suoi effetti, soprattutto dai giovani, è sempre più diffusa in discoteche, rave party e luoghi di aggregazione.
Sta inoltre ritornando prepotentemente alla ribalta l’eroina che in questi anni aveva perso “quote di mercato”.
Al centro di questo traffico ancora una volta i cartelli messicani come quello di Sinaloa che sta investendo miliardi di dollari nella coltivazione del papavero.
In Europa e in Italia l’eroina arriva attraverso la rotta dell’Afghanistan. Le continue turbolenze dell’area, invece di limitare la coltivazione dell’oppio come avveniva con i talebani al governo, ne hanno diffuso maggiormente le colture.
Dietro il ritorno dell’eroina ci sono ragioni legate al cessato allarme sociale connesso alle modifiche che ha subito il consumo di questa droga. Siamo lontani dalle immagini dei Ragazzi dello zoo di Berlino. L’eroina si sniffa: l’incubo delle siringhe che passano di braccio in braccio e della diffusione dell’Aids è enormemente mitigato nell’immaginario collettivo. Inoltre risulta conveniente dal punto di vista economico: nel modenese un grammo di cocaina costa dai 70 ai 120 euro (dipende dalla qualità), mentre l’eroina la si può trovare anche a 30 euro a dose e le droghe chimiche a non meno di 70. Questo aspetto conferma quanto scritto dalla Dia: le organizzazioni criminali “hanno messo in evidenza la capacità non solo di infiltrarsi nell’economia”, ma anche di saper variare il paniere dei propri investimenti. Una strategia che segue il vecchio adagio “est modus in rebus” e che viene cioè modulata in ragione della realtà economica del territorio e delle prospettive di sviluppo che questo offre.
Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni, l’usura e altri reati tipici, oltre a confermarsi come i “reati spia” per eccellenza della presenza e del controllo mafioso sul territorio, restano fonti primarie dell’attività criminale, generano un forte afflusso di denaro contante, con la conseguente necessità di reimpiegare questi capitali che, al netto dei costi sostenuti per essere riciclati (fino al 50% delle somme investite) una volta immessi nell’economia legale impongono un cambio di prospettiva alla strategia mafiosa. “E’ questo – per la Dia – il vero momento di cesura tra ciò che era la vecchia mafia e quella che sempre più diffusamente si manifesta come la nuova mafia imprenditrice, capace di adottare modelli manageriali per la gestione delle risorse. E’ qui che entrano in gioco i professionisti che, sebbene esterni all’organizzazione, prestano la loro opera proprio per schermare e moltiplicare gli interessi economico-finanziari dei gruppi criminali”.
Pierluigi Senatore