Gli affidi, dopo Bibbiano…

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Il caso di Bibbiano, ha “scatenato una serie di interrogativi e il tema dell’affido è diventato un tema scottante che ha alimentato una serie di interrogazioni, interpellanze  e mozioni da parte dei consiglieri comunali – spiega l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi, Tamara Calzolari –  e pertanto abbiamo ritenuto utile convocare, lunedì 14 ottobre, una commissione a cui abbiamo invitato i consiglieri di tutta l’Unione delle Terre d’Argine per spiegare loro come si sostanzia il ruolo dei Servizi Sociali, in particolare, per quanto riguarda l’Area Minori”.
Dopo lo scandalo della Val d’Enza infatti, anche nella nostra città si è generato “un clima di sospetto che non agevola affatto il lavoro degli operatori. Persone accusate da alcune famiglie di strappare loro i bambini impropriamente e che continuano a ricevere pressioni e minacce. Il loro – prosegue Calzolari – è un mestiere complesso, delicato, ma il loro obiettivo è uno solo: tutelare bambini e ragazzi”. In Commissione erano presenti Stefania Cicognani, responsabile dell’Area Minori e la dottoressa Daria Vettori, psicologa che si occupa della formazione e dell’accompagnamento delle famiglie affidatarie, le quali hanno sottolineato più volte come il processo di affiancamento ai nuclei familiari fragili e ai loro figli sia un lavoro di rete. “Gli assistenti sociali – sottolinea l’assessore alle Politiche Sociali – lavorano all’interno di un team nel quale sono presenti diverse figure per assicurare così anche una costante supervisione tecnica e legale, senza dimenticare il prezioso apporto degli psicologi dell’Azienda sanitaria che si occupano di valutare i singoli casi, di sostenere le famiglie di origine e i minori stessi qualora, dopo aver vissuto esperienze di sofferenza, abbiano bisogno di ricevere un qualificato supporto psicologico”.
I minori soli allontanati dalla loro famiglia d’origine e dati in affidamento sono 26 e le motivazioni che hanno portato a tale scelta sono perlopiù riconducibili a dipendenze dei genitori, famiglie abusanti o incapaci di assolvere alle proprie funzioni genitoriali o, ancora, a nuclei che hanno abbandonato i propri figli.
L'allontanamento, prosegue Calzolari, rappresenta “l’estrema ratio, prima di ricorrere a tale strumento vi sono infatti numerose forme di sostegno da adottare. Una di queste è il Progetto Pippi che include l’azione congiunta di scuola, pediatri e famiglia d'origine per intercettare i disagi prima che questi diventino drammatici. Spesso, infatti, la maggior parte delle segnalazioni sono situazioni di disagio che con un aiuto rientrano”.
La maggior parte delle famiglie affidatarie, soprattutto in un primo momento, si avvicina ai minori in difficoltà “limitandosi a portarli a scuola ogni giorno o se ne fanno carico solo durante il giorno o nel weekend per sollevare la famiglia di origine”. Gli affidi non sono “adozioni mascherate, né tantomeno un modo per fare le prove qualora si desideri allargare la famiglia”.
Alla commissione ha preso parte anche Rita Lacetera, di Venite alla festa, associazione che riunisce circa 25 famiglie affidatarie, con cui l’Unione delle Terre d’Argine ha una convenzione che prevede la collocazione temporanea di un minore in difficoltà su segnalazione dell’autorità giudiziaria.
Numerosi i casi raccontati di fronte ai consiglieri, da quelli più estremi come quello di bambini costretti a dormire sul balcone perché la madre si prostituiva in casa, ad altri di segno decisamente opposto. Un esempio? Quello di una coppia carpigiana, con tre figli, che ha accolto due bimbi, figli di tossicodipendenti, e ha mantenuto nel tempo il rapporto con la famiglia d’origine, dando così alla madre la possibilità di prendersi cura di se stessa e ripulirsi. “L’equilibrio raggiunto da questa donna – conclude Tamara Calzolari – è ancora incerto ed è prematuro riaffidarle i due bimbi ma questa è senza dubbio un’esperienza positiva”.
Jessica Bianchi

 

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