Sul mio tavolo di cucina, tra bollette e avvisi di scuola, giace un pesante libro dalla copertina rigida che custodisce storie importanti. Narra di persone realmente esistite, della loro vita, delle fatiche spese a lasciare un segno indelebile nella crescita della nostra città in tempi ormai lontani e, che proprio per quel tempo, il dopoguerra, hanno fatto la differenza. E’ un testo a tiratura limitata, di considerevoli dimensioni, stampato su carta spessa e lucida e ricco di fotografie in bianco e nero che ricordano i vecchi album nascosti nel comò dei bisnonni accanto alle mentine. A farmi questo generoso prestito è stata Elena, figlia del protagonista di una di queste storie e alla quale, qualche mese fa, feci una confidenza: mi sarebbe piaciuto scrivere la storia della sua vita, del marito e dei loro figli e, in particolare, avrei voluto portare alla luce una storia d’amore che ha dato origine e cresciuto una solida azienda e tanti meravigliosi frutti. Ricordo il momento preciso in cui le domandai il permesso: eravamo nel giardino di casa sua al mare, un bel pezzo di verde curato e disseminato di grandi e comode poltrone di legno pronte ad accogliere chiunque si trovasse a passare da quelle parti e avesse avuto voglia di parlare un po’. Perché lo spirito di Elena è questo: un’amalgama di accoglienza e benevolenza che non tradisce nemmeno nei piccoli gesti. E così, cercando di evitare qualche biciclettina abbandonata da uno o più dei suoi quattordici nipoti e spostando qualche telo steso ad asciugare, mi pregò di sedermi di fronte a lei, e aprendo quel confessionale del tutto improvvisato, fu lei a mettersi in ascolto.
Mi colse impreparata, ma col suo modo di sorridere a me ormai famigliare, mi invitò a parlare senza indugio di quali fossero le mie intenzioni. Un’idea che sì, aveva avuto sicuramente un esordio privato, ma che con lei, in quel preciso momento, stava prendendo forma. Le chiesi di Luciano, suo marito, del giorno in cui tutto ebbe inizio e, nonostante il tempo trascorso fosse parecchio, intravidi nei suoi occhi una commozione pressoché istantanea. Certe reazioni sono come un domino: una volta dato movimento al primo tassello, la corsa diventa inarrestabile. Lì cominciammo e la mattina trascorse così veloce che dovemmo trasferirci a tavola per proseguire quella sfilata di ricordi che trasformarono il progetto in un perfetto lavoro di squadra che coinvolgeva tutti quanti, anche me che godevo da spettatrice alla meraviglia di un’improvvisa comunione di intenti. Fu entusiasmante ricevere in dono le tracce più vivide del passaggio di ognuno di loro e, tra un pezzetto di formaggio e due foglie d’insalata, Elena, con magistrale talento, collocava tutto al posto giusto dirigendo quel giorno, come immagino sia accaduto spesso nella sua vita, la straordinaria orchestra che fu e che ancora oggi è, la sua famiglia. Mi colpiva la precisione dei dettagli, ciascuno accompagnato dalle sue mani giunte su un ventre che ha partorito otto figli e, attendevo ogni volta il gesto che svelava l’inizio di un nuovo aneddoto: la testa inclinata da una parte e lo sguardo rivolto verso l’alto alla ricerca di un particolare difficile da trattenere o, forse, dell’approvazione di suo marito, con il quale ha condiviso ogni singolo passo della loro lunga vita.
Il tono pacato della sua voce, con la decisiva alternanza di qualche commento più impetuoso, contribuivano a rendere il racconto sempre più eccitante. Ci fermammo a lungo attorno a quel tavolo: nessuno che accennasse ad allontanarsi. I nostri sguardi correvano via via sulla chioma imbiancata e indomabile di Elena, che confermava quanto quei capelli fossero esattamente come lei: imprevedibili e allegri. Mi invitò a fermarmi anche la sera, in quella casa aperta a chi avesse bisogno di restare per un giorno, una settimana o per un tempo da definire, in quel giardino dove, tra piccole statue di gesso e rampicanti operosi che inventavano ombre salvifiche, si perdeva la cognizione del tempo. In particolare quando il sottofondo era il gentile racconto di una storia d’amore in bianco e nero. Una storia senza tempo.
Elisa Cattini