Dà alle fiamme i locali della Polizia e provoca la morte di due donne: il 18enne non apre bocca e finisce in carcere

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Non ha aperto bocca Hamed Amin (che altro non è che un alias) il 18enne magrebino che ieri, intorno alle 2,40, ha scatenato l’inferno a Mirandola. Arrestato dai Carabinieri di Carpi con l’accusa di aver incendiato gli uffici della Polizia Municipale, il giovane non parla: nemmeno una parola sulle motivazioni che lo avrebbero spinto al folle gesto.
Solo dopo l’esito degli accertamenti medico-legali avviati per stabilire l’identità del nord-africano, giunto nel pomeriggio, i Militari sono stati in grado di identificarlo.
A dispetto della sua giovane età, il ragazzo era già noto alle Forze dell’Ordine e la procedura per il suo allontanamento dal territorio nazionale ha preso le mosse il 14 maggio scorso quando, dopo un controllo presso la stazione Termini di Roma, il ragazzo ha dichiarato di essere un algerino ventenne. L’Ufficio Immigrazione romano, in osservanza delle disposizioni vigenti, gli ha notificato una “intimazione a lasciare il territorio nazionale”.  Nel frattempo, essendo trascorsi inutilmente i sette giorni durante i quali avrebbe dovuto lasciare l’Italia, il 20 maggio 2019 il Questore di Roma ha emesso l’ordine di espulsione, evidentemente disatteso…
Ieri, infatti, Hamed Amin è stato notato, lungo una strada, a Camposanto, da un uomo di origine marocchina che lo ha accompagnato dinanzi alla sede della Croce Blu, da dove è stato portato, in stato di ipotermia, presso il Pronto Soccorso di Mirandola, ma da lì si è prontamente dato alla fuga.
Cos’abbia fatto poi, purtroppo, è noto. Dopo essersi introdotto e aver rubato alcuni oggetti all’interno dei locali della Polizia Municipale, tra cui un giubbotto antiproiettile, un telefono cellulare di servizio, tre berretti di ordinanza e qualche suppellettile, nella centralissima via Roma, ha appiccato il fuoco. Le fiamme si sono propagate rapidamente in tutti gli ambienti e hanno prodotto una intensa coltre di fumo che ha saturato i nove appartamenti al primo e al secondo piano della palazzina, causando la morte per asfissia di Marta Goldoni di 84 anni e la sua badante ucraina 74enne, Yaroslava Kryvoruchko, e l’intossicazione di altre diciannove persone, tutte evacuate e poi trasferite presso vari ospedali per essere assistiti e curati.
Finito in manette con l’accusa di furto, danneggiamento seguito a incendio e morte come conseguenza di un altro delitto, ieri pomeriggio, in sede di interrogatorio presso la Procura di Modena, Hamed Amin si è avvalso della facoltà di non rispondere e alle 18 è stato portato presso la Casa Circondariale di Modena.

 

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