Case famiglia, più tutela per gli anziani ospiti

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L’ultimo caso si è verificato a metà febbraio quando i carabinieri hanno scoperto e chiuso una Casa famiglia per anziani a San Benedetto Val di Sambro sull’Appennino bolognese perché in realtà era un luogo di tortura fisica e psicologica in cui avvenivano abusi di ogni genere, anche sessuali. La struttura era aperta da un anno. A fronte di un costante aumento della popolazione anziana sono nate le Case famiglia e il fenomeno in questi anni è esploso: si tratta di strutture di tipo familiare con funzioni di accoglienza e bassa intensità assistenziale. Possono ospitare fino a un massimo di sei persone, in condizioni di autosufficienza o di lieve non autosufficienza e non sono soggette all’autorizzazione al funzionamento, rispetto alle quali è in capo a Comuni e Aziende sanitarie l’attività di vigilanza.
“Si tratta di strutture private a tutti gli effetti – spiega l’assessore comunale Daniela Depietri – non inserite nella rete di servizi pubblici. A oggi queste strutture possono aprire con una banalissima dichiarazione di avvio di attività”, come se fossero un qualunque esercizio commerciale. Ma le persone non sono cose e, anche se non tutti sono senza scrupoli, precedenti vicende raccapriccianti avevano già indotto nel luglio del 2018 la Regione Emilia Romagna a mettere nero su bianco gli Indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle Case famiglia per garantire più sicurezza e qualità nelle Case famiglia della regione a tutela degli ospiti anziani. In base a quanto stabilito, devono essere rispettati dei requisiti minimi di qualità, omogenei per tutto il territorio regionale. “Le procedure dei controlli previsti – aggiunge Depietri – sono una garanzia per gli ospiti e i loro familiari per assicurare la qualità del servizio e contrastare ed evitare inaccettabili fenomeni di cattiva gestione. In base alla legge, i controlli, a sorpresa, sono affidati alla Commissione di Vigilanza composta da personale sanitario e sociale che effettua verifiche su documenti, personale e servizi delle Case famiglia presenti sul nostro territorio. Finora è emersa solo qualche segnalazione”.
A oggi sono cinque in tutto: quattro Case famiglia a Carpi e una a Soliera. Sulla base delle linee guida regionali, i Comuni potranno decidere di emanare, nel proprio territorio di competenza, specifici regolamenti a cui i gestori delle Case famiglia dovranno attenersi.  “Ci sono territori che, a fronte dell’elevato numero di questo tipo di strutture hanno già provveduto all’elaborazione del regolamento: succede nella provincia di Ferrara dove sono almeno 60 le Case famiglia. Un numero che pregiudica l’incisività dei controlli. Nell’Unione Terre d’Argine stiamo lavorando alla regolamentazione: le famiglie se possono si rivolgono ancora a strutture pubbliche ma ci sono territori in cui le Case famiglia rappresentano una risposta indispensabile per chi non riesce a farsi carico della gestione di un anziano”.
Sara Gelli

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