Il sindaco Diacci lascia la porta aperta

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A Novi non c’è bisogno di telefonare per prendere appuntamento con il sindaco o aspettare mesi prima di sedersi davanti a lui. Enrico Diacci lascia la porta aperta in Municipio a Novi ogni martedì, dalle 9 alle 12, e ogni mercoledì a Rovereto presso il Centro Servizi Polifunzionale. Un cambio di impostazione “per evitare qualsiasi filtro tra amministratori e cittadini che possono entrare anche solo per un saluto. E’ fondamentale – spiega Diacci – far sentire la vicinanza dell’Amministrazione ai bisogni della città”.

Protagonista del ribaltone nel giugno 2017, Diacci è espressione, come il resto della squadra, della lista civica che da un anno e mezzo governa il territorio di Novi che ricomprende anche Rovereto e Sant’Antonio in Mercadello. La ricostruzione resta il suo chiodo fisso.

“Tanti si stupiscono del fatto che si continui ancora a parlare del terremoto dopo tanti anni ma non si rendono conto di ciò che abbiamo passato: in base alla proporzione tra entità dei danni subiti e numero degli abitanti, il nostro comune è tra i più colpiti all’interno del cratere. E’ difficile andare oltre a quanto è successo quando ci sono ancora edifici puntellati e le famiglie non sono rientrate nelle proprie abitazioni. Noi ci sentiamo in prestito e ci sentiremo così finché anche l’ultima pietra non sarà tornata al suo posto”.

Sindaco, per ricostruire da dove si parte?

“Da fiducia e responsabilità, le parole chiave che uso sempre. C’è da ricostruire la fiducia della nostra comunità nella politica con la P maiuscola, quella che risponde ai problemi dei cittadini, dà una visione di futuro e rende possibili soluzioni efficaci. A noi amministratori spetta la responsabilità, che sentiamo molto forte in quanto cittadini, di portare avanti Novi, Rovereto e Sant’Antonio insieme ai cittadini come se fossimo una famiglia”.

Come è cambiato il Comune?

“E’ cambiato il modo di percepire i servizi comunale perché è mutato il modo di concepirli: gli uffici hanno una loro impostazione ma adesso accettano anche qualche fuori gioco e sono disponibili ad accogliere un bisogno immediato. Certo non facciamo miracoli”.

A che punto è la ricostruzione delle case?

“C’è ancora tanto da fare perché sono duecento le pratiche avviate tramite Mude e corrispondono ad altrettanti nuclei familiari ancora fuori casa, ma ci siamo messi al fianco dei cittadini e dei tecnici. Non c’è contrapposizione ma accompagnamento, pur nel rispetto dei ruoli”.

E quella delle opere pubbliche?

“Come amministratore vorrei avere tempi più veloci e completare quanto prima la ricostruzione delle opere pubbliche che però sono vincolate e i progetti devono ricevere l’approvazione della Soprintendenza. In aprile cominceranno i lavori in Piazza Primo Maggio e, contemporaneamente, stiamo accompagnando nel percorso i privati che hanno edifici affacciati sulla piazza: l’obiettivo è riportare la vita nei centri. Le piazze sono il simbolo della comunità e anche grazie a questo nuovo bando regionale dobbiamo cercare di coordinare forze e interventi. L’obiettivo resta la rigenerazione”.

E il nuovo polo scolastico di Rovereto?

“Il progetto è pronto ma ci siamo incagliati sul tema della demolizione dell’esistente perché è stata rilevata in più punti la presenza di amianto. Chi parteciperà al bando per la costruzione dell’edificio deve poter avere elementi per calcolare quanto gli costerà demolire”.

Quali altre scelte contraddistinguono una lista civica?

“Per noi è fondamentale la partecipazione e abbiamo avviato il progetto sperimentale di bilancio partecipativo che già avevamo anticipato in campagna elettorale: sono stati stanziati 40mila euro che verranno gestiti esclusivamente da cittadini senza alcun intervento da parte dell’Amministrazione. Si riuniranno tre gruppi a Novi, Rovereto e Sant’Antonio in Mercadello per elaborare proposte che inseriremo a Bilancio”.

Quanto è difficile governare circondati da partiti?

“Il nostro atteggiamento è da sempre quello di costruire guardando agli obiettivi e alle necessità della gente e benché nell’Unione Terre d’argine ci siano amministratori di colore diverso, ci siamo inseriti sin da subito guardando al concreto dei problemi per una politica al servizio del territorio. Per i civici è anche più facile perché abbiamo le mani libere e interfacciandomi con Pd, Lega o Cinque Stelle non devo render conto a nessuno se non alle persone del mio territorio. Io posso andare d’accordo con chiunque perché non c’è un colore che ci divide ma ci dev’essere la disponibilità a ragionare sulle necessità, nel concreto”.

Fino a quale livello di politica può funzionare il civismo?

“Funziona molto bene a livello locale, fatica a livello provinciale e resta un punto interrogativo a livello regionale. Un partito può contrare su una forza organizzativa estesa con cui un gruppo di cittadini non può competere”.

Sindaco, quali sono stati i passaggi determinanti per il successo alle elezioni del 2017?

“La lista civica guidata da Mauro Fabbri ha cominciato a lavorare un anno prima delle elezioni amministrative e io nemmeno ne facevo parte. Sono stati organizzati incontri rivolti a diverse categorie (medici, insegnanti, agricoltori…) e mi sono avvicinato alla lista civica dopo uno di questi appuntamenti, quello rivolto alle associazioni. Avevano anche posizionato le cassettine nei bar affinché i cittadini potessero tratteggiare l’identikit del sindaco che volevano.

Poi è iniziata la campagna elettorale e agli incontri pubblici partecipava sempre più gente per condividere esigenze e istanze. Abbiamo lavorato molto su una squadra rappresentativa del territorio con giovani e meno giovani, uomini e donne e alcuni componenti della lista sono poi diventati assessori. Il passaggio di testimone con Mauro Fabbri, che è attualmente vicesindaco, è stato molto importante. Per la campagna elettorale di Noi Lista Civica abbiamo speso pochissimo. Il nostro slogan era Il mio sindaco siamo noi. Tuttora mi sento uno del gruppo e gli assessori hanno ampia autonomia diversamente dal passato”.

Sindaco, lei aveva un lavoro da dirigente d’azienda, ha mai avuto ripensamenti?

“No, sono profondamente convinto di questa scelta che ho condiviso con la mia famiglia. L’impegno è grande e forte e tutti i miei famigliari inevitabilmente sono finiti sotto i riflettori per la responsabilità che ho assunto di ricoprire un ruolo pubblico”.

Sara Gelli

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