La musica cambia: anche Seta attiva la vigilanza

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Se l’azienda di trasporto Seta e l’Ausl si avvalgono dell’attività della vigilanza privata, è possibile uscire da schemi consolidati e ipotizzarne un utilizzo anche sul territorio per contrastare i furti nelle abitazioni?
L’Azienda sanitaria per prima ha impiegato i vigilantes all’ingresso di ospedali e pronto soccorso per presidiarne la sicurezza mentre più recente è la scelta di Seta, l’azienda di trasporto pubblico, di siglare un contratto (diecimila euro) di controllo e pronto intervento con un istituto di vigilanza.
Troppi gli atti vandalici e troppo alti i costi che pesano sul bilancio: in media 50-60mila euro all’anno nei tre bacini con Modena che ha una percentuale di vandalismi maggiore rispetto a Reggio Emilia e Piacenza senza contare gli episodi come il raid di due anni fa a Carpi quando alcuni minorenni rubarono i mezzi dal deposito e scorrazzarono per la città provocando danni gravi.
Saranno gli stessi autisti a bordo dei bus, i primi a essere insultati, minacciati e spesso chiamati a difendere i viaggiatori, ad allertare la sala operativa di Seta che, sapendo in tempo reale la posizione dell’autobus, può mandare immediatamente sul posto gli uomini della vigilanza privata che si attivano per fermare il teppista di turno sino all’arrivo di Polizia e Carabinieri.
Le guardie giurate saranno anche mandate a presidiare le fermate delle corse più a rischio negli orari critici: su questo Seta non si sbottona per non dare un vantaggio a bulli e teppisti.
Contro i furti in abitazione è stato messo in campo di tutto: illuminazione pubblica, gruppi di controllo di vicinato, telecamere: è possibile sperimentare altre soluzioni?
Le amministrazioni pubbliche che tutelano alcuni dei loro beni immobili sottoponendoli a servizi di vigilanza già garantiscono anche un maggiore controllo del territorio circostante ma è ancora niente rispetto a ciò che riesce a mettere in campo la microcriminalità che studia abitudini delle vittime, punti deboli da sfruttare per entrare nelle abitazioni e possibili vie di fuga. Se illuminazione pubblica, telecamere e gruppi di vicinato non bastano, si può pensare a qualcosa di più?
Sara Gelli

 

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