Non ce la faccio più a dormire in auto!

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“Non so più dove sbattere la testa, è dal 9 gennaio che dormo in macchina e la mia famiglia è stata completamente smembrata. Non so più a chi rivolgermi. Io non chiedo la carità solo che qualcuno mi dia nuovamente fiducia e mi metta a disposizione un appartamento in affitto”. La storia di Red, 40 anni, fa male al cuore. “Sono arrivato in Italia dal Marocco nel 1993. Da allora tutta la mia vita è qui. Avevo una famiglia, un lavoro… per tale motivo decisi che era arrivato il tempo di acquistare casa. Ho pagato il mutuo per undici anni poi però, quando la ditta per la quale lavoravo è fallita, non sono più riuscito a sostenere le rate da 840 euro”. Nel frattempo Red si separa dalla moglie che lo lascia a Carpi da solo con tre bambini, tornandosene in Marocco. “L’appartamento è finito all’asta e ora – spiega l’uomo che da anni ha ottenuto la cittadinanza italiana – sono finito per strada”. Red che si è risposato e ha avuto un altro bimbo, non ha trovato altra soluzione che chiedere ai parenti della moglie, di accoglierla insieme ai due figli più piccoli, di due mesi e tre anni, a Imola, mentre gli altri due, di cinque e sei anni, sono stati dati dai Servizi Sociali a una famiglia affidataria. “Non ho più niente, l’unico desiderio che ho è quello di ricostituire la mia famiglia ma, se non trovo un appartamento in affitto, dovrò ancora stare lontano dai miei figli”. Con un passato di mancato pagatore alle spalle, sono molte le porte sbattute in faccia ma, assicura Red, “da tre anni ho un’occupazione stabile e, da gennaio, sono stato assunto a tempo indeterminato. Sono in grado di sostenere le spese di un affitto, non chiedo altro che un po’ di fiducia. Molti mi dicono di tornare in Marocco, ma io, là, non ho nulla. Sono un cittadino italiano, la mia vita è in questo Paese. In questa città”.
Appartamenti di edilizia residenziale pubblica liberi non ce ne sono e anche Caritas in questo momento non ha alloggi da mettergli a disposizione quindi, l’unica risposta possibile è quella del libero mercato. “I Servizi Sociali, giustamente, mi dicono che se non trovo casa non mi ridanno i figli ma loro non possono aiutarmi a cercarne una”. Ancora una volta emerge in tutta la sua drammaticità il bisogno di una struttura cittadina in grado di rispondere all’emergenza abitativa. Al qui e ora.
Dopo aver specificato che “dormire o bivaccare sul suolo pubblico è vietato a norma del nuovo Regolamento di Polizia urbana” – il Comune di Carpi qualche giorno fa, in una nota stampa, ha invitato la cittadinanza qualora dovesse “imbattersi in persone che di giorno o di notte dormono in un parco o in altri luoghi all’aperto, a segnalarlo alla Polizia locale, ai Carabinieri o alla Polizia di Stato, per consentire così di allestire un ricovero di emergenza in tempi brevi”. Ovvero? Una notte in albergo? Due, tre? E poi?  L’emergenza abitativa in città è drammatica: complice la crisi economica e la contrazione dei redditi delle famiglie, molti nostri concittadini non riescono più a far fronte alle spese legate alla casa, siano queste mutui o canoni di locazione. Gli sfratti continuano, le lista d’attesa per accedere agli alloggi del patrimonio Erp si allungano e il pubblico è strozzato: troppe le richieste a fronte di un numero limitato di appartamenti e di un turn over pressoché inesistente. In città gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono 628: ogni anno circa 450 persone fanno domanda per potervi entrare ma solo 30-35 di loro ce la fanno. Un’immobilità a cui si unisce anche l’inadeguatezza del numero degli appartamenti Ers – edilizia residenziale sociale – ovvero una ventina di alloggi privati con canoni calmierati, grazie alla mediazione del pubblico, a fronte di un’ampissima disponibilità di appartamenti sfitti o invenduti.
Perché allora non ridefinire la mission della Cittadella della carità? La struttura che ha inaugurato nel giugno del 2018 avrebbe dovuto ospitare padri finiti su lastrico dopo delle separazioni difficili. Uomini che, strozzati dalle spese legate al mantenimento di ex mogli e figli, non possono più permettersi un tetto sopra la testa. Padri costretti a dormire in auto o in alloggi di fortuna, privati della possibilità di trascorrere – in un luogo consono e dignitoso – del tempo insieme ai loro figli. Da allora la Cittadella, di proprietà della Diocesi di Carpi, ospita un solo padre. Forse occorre ricalibrare l’intervento, allargare il raggio d’azione, affinché padri di famiglia come Red, non siano costretti a dormire in auto, in balia delle rigide temperature invernali.
Jessica Bianchi  

 

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