Restare vicini fa bene a entrambi

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“Ognuno di noi ha una storia da raccontare. Radici profonde che hanno contribuito a renderci ciò che siamo. I nostri genitori rappresentano quel sottile filo che ci unisce al passato. Sono loro che ci hanno insegnato da dove veniamo, che ci hanno trasmesso valori. Principi. Ed è esattamente da lì, consci di ciò che è stato ieri, che ci siamo costruiti, evoluti. Che abbiamo deciso chi diventare. Recidere quel filo significa disconoscere il passato. Dimenticare. E io non ho nessuna intenzione di farlo. Fino a quando mia madre sarà viva, me la terrò stretta”. A parlare è Emilio Gianferrari, titolare di Saide – L’arte profumiera, una delle poche botteghe che ancora resiste nel cuore di Carpi, proprio all’ombra della Cattedrale. Varcarne la soglia rappresenta una preziosa esperienza sensoriale. Avvolti da fragranze capaci di stupire e incantare o di far riaffiorare alla mente ricordi olfattivi più vivi che mai, la figura della madre di Emilio, Saide, è una presenza costante. Un rapporto autentico, il loro, che sorprende per tenerezza e ironia. “Non potrei fare a meno della mia vecchietta e della sua poltrona”, sorride Emilio. Coi suoi 93 anni, Saide, da tempo è rinchiusa in un mondo impenetrabile, scalfito soltanto da rari momenti di lucidità. “La malattia non perdona – spiega Emilio – e, giorno dopo giorno, rosicchia qualcosa in più. Il crollo è arrivato tre anni fa. Oggi mia madre fatica a parlare, il suo vocabolario si è ridotto a poche frasi sconnesse e in dialetto. Difficilmente mi riconosce ma, dopo un primo momento di sconforto, ho deciso di non abbattermi e prendere ogni giornata con un sorriso. Lei è tranquilla, silenziosa e quindi non ho motivo per non tenerla con me in bottega, in questo modo posso godere ogni istante della sua presenza e farle continuare a vivere la vita che ha sempre voluto”. Per Saide, infatti, quella della bottega, rappresenta una condizione ideale: “mia madre ha passato tutta la sua esistenza tra le mura di un negozio, tra la gente. Questa è casa sua e io sono convinto che per una persona anziana trascorrere la propria quotidianità  in un ambiente amico e famigliare sia benefico e rassicurante. Fin che sarà possibile, lei resterà seduta sulla sua poltrona”. L’affetto di Emilio per la madre è palpabile, basta uno sguardo per rendersene conto. Tra una spruzzata di profumo e l’altra, Emilio le parla, le sorride ma, soprattutto, la accarezza, perché, spiega, “sono profondamente convinto che la memoria tattile resista. Che riesca in qualche modo a penetrare la confusione della mente. Quando la accarezzo, lei sorride, e io so che mi riconosce. Il ricordo della pelle non si può dimenticare”. Nella bottega che ora porta il suo nome, Saide fino a pochi anni fa rimuoveva con amorevole delicatezza da scaffali e boccette ogni sottile granello di polvere.
“Tutto splendeva – ricorda Emilio – è dura vederla così lontana e assente ma ci sono anche giornate buone. Ironizzare aiuta per non farsi prendere dallo sconforto. La famiglia di mia madre, da Mandriolo, venne a Carpi, dove mia nonna, Emma, aprì un negozio di frutta e verdura. Poi, quando mia madre si sposò, nel 1965 decise di aprirne un altro insieme a mio padre, Vito, in via Duomo, proprio di fronte all’attuale palestra Pantheon. Nel 1976 decisero di chiudere ma mia madre resistette solo sei mesi con le mani in mano. Armata della sua sola licenza elementare, bussò a ogni porta pur di ottenere un nuovo permesso per aprire un piccolo bazar extra alimentare: era minuscolo ma ci potevi trovare davvero qualsiasi cosa, dal profumo di Chanel al detersivo per i piatti! Io – prosegue Emilio – sono arrivato nel 1988 e ho rivoluzionato ogni cosa. Ricordo che mia madre mi mandò a prendere alcune creme ma io sbagliai azienda e mi si aprì un mondo che mi rapì. Quando mia madre chiuse il bazar nel ’92 io decisi di voler fare il profumaio e mi reinventai a pochi passi da lì, sempre in via Duomo. Cercavo cose strane, particolari, introvabili in città. Quel che mi affascinava, allora come oggi, è una profumeria alternativa. Lontana dagli standard e dai diktat commerciali. Profumi capaci di raccontare una storia, di rispondere a un bisogno. Di regalare un’emozione, un’esperienza, a chi li indossa. Sono stato uno dei primi in Italia a farlo e ne sono orgoglioso. Un cammino di crescita e ricerca che continua ancora oggi, ovviamente con mia madre al mio fianco. In prima linea, come ha sempre vissuto, con coraggio, entusiasmo e intraprendenza”. Una scelta, quella di tenere la mamma con sé in negozio, che potrebbe contagiare anche altri: “restare vicini fa bene a entrambi ma, sono convinto, possa rappresentare un valore aggiunto in termini di umanità anche per chi entra in un negozio, così come in una banca. Gli anziani non sono pesi, nonostante le difficoltà di gestione e il logorio derivante dal prendersene cura, sono persone che incarnano i valori del passato. Non possiamo semplicemente voltarci dall’altra parte e affidarli a estranei: per quanto possibile abbiamo il dovere di restituire loro quanto ci hanno dato nel corso della vita. Il commercio per mia madre era la vita, continuare a stare tra i clienti, seppure da spettatrice, contribuisce a tenerla viva”. E poi, diciamolo, sorride Emilio Gianferrari, “la mamma, è sempre la mamma”.
Jessica Bianchi

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