“Non possiamo dimenticare nessuno degli eroi della lotta per la giustizia e il modo migliore per farlo è continuare a vigilare, perché il fenomeno mafioso non contamina soltanto territori lontano dal nostro, ma ci riguarda da vicino”. Con queste parole il sindaco Alberto Bellelli ha introdotto, nel giorno del 26° anniversario della strage di via D’Amelio – che il 19 ottobre del 1992 costò la vita al giudice Paolo Borsellino e a cinque agenti della sua scorta fornata da Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – il minuto di silenzio in ricordo di quell’attentato seguito a quello che nel maggio dello stesso anno stroncò la vita dell’amico e collega Giovanni Falcone. Un momento che ha rappresentato il culmine della celebrazione promossa dall’associazione il Mostardino davanti al murale di piazzale della Meridiana, ripulito dai graffiti con cui dei vandali l’avevano deturpato. In questa giornata di memoria, dunque, Carpi è legata ancora una volta a Palermo, dove l’ex presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Giuseppe Schena ha partecipato, come ogni anno, alle iniziative di commemorazione organizzate dalle associazioni per la difesa della legalità. A partecipare a Carpi, oltre al primo cittadino e ai membri dell’associazione il Mostardino Giulio Bonzanini e Nicola Pozzati, anche Don Rino Bottecchi: leggendo una lettera di Papa Francesco ha ricordato i nomi di Don Pino Puglisi e Don Giuseppe Diana, gli uomini di fede che hanno pagato con la vita il loro impegno contro le mafie, e quello di Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, attivamente impegnato sul fronte della giustizia e della solidarietà. Presente anche Cinzia Franchini che ha sottolineato come la DIA abbia recentemente segnalato come l’Emilia Romagna sia la quarta regione italiana per numero di operazioni finanziarie sospette, oltre al quadro inquietante rivelato dal Processo Aemilia, il quale testimonia la permeabilità della società civile emiliana alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Ricordare degnamente coloro che hanno sacrificato la propria vita per una nobile causa significa dunque non rinunciare al proprio ruolo di cittadini attivi e partecipi, per fare della memoria uno strumento utile non soltanto a non dimenticare il passato ma anche, attraverso il presente, a costruire un diverso futuro.
Marcello Marchesini