Via l’amianto dall’Ospedale di Carpi

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Ci hanno provato più e più volte ma inutilmente. Il muro di gomma, alla fine, li ha fatti desistere. “Ogni volta che si parla di amianto è la stessa storia: lotti con tutte le tue forze per denunciarne la presenza e la pericolosità ma, poi, di fronte all’assenza di risposte e interventi concreti, ci si scoraggia”. A parlare è Sara Rovatti – che insieme a Emanuele La Manna fondò il Comitato No amianto – tra le prime a denunciare la presenza di amianto all’Ospedale Ramazzini di Carpi. In alcuni reparti del nostro “grande vecchio” è infatti ancora presente un pavimento in vinil amianto: a causa dello sfregamento continuo dovuto al calpestio di pazienti, personale e visitatori, anche se in matrice compatta, potrebbe essere soggetto al rilascio di fibre.  “Inoltre – prosegue Sara Rovatti – il pavimento, in particolare nei Reparti di Medicina al secondo piano e Ginecologia al quarto, è disseminato di lesioni, basta fare una passeggiata per rendersene conto”. Ferite a cui alcuni addetti hanno posto rimedio armati soltanto di “cutter e colla. Privi di mascherine e protezioni, tagliavano il linoleum compromesso e si limitavano ad apporvi sopra un altro pezzo di plastica, sigillando le due parti con della colla”. Certo sostituire in toto la pavimentazione comprometterebbe l’operatività dell’Ospedale ma mettere in sicurezza le rotture è quantomai necessario oltre a prevedere e calendarizzare un piano progressivo di sostituzione. La chiusura del nosocomio, in seguito al sisma del 2012, poteva rappresentare un’occasione preziosa per sanare la situazione ma non è stato così. Certo l’Azienda Usl di Modena qualcosa ha fatto, a partire dalla fine dell’ottobre 2015 ha provveduto a rimuovere la copertura delle camere ardenti dell’ospedale Ramazzini, in via Falloppia, 500 metri quadrati di cemento – amianto e, dopo il terremoto ha eliminato circa 900 metri quadrati di amianto dai diversi padiglioni del nosocomio carpigiano (tra questi vanno ricordati gli interventi per il nuovo Laboratorio antiblastici e le sale operatorie). Ma non basta. Oltre alle rotture dei pavimenti in vinil amianto infatti, resta il problema della copertura dell’edificio che ospita l’ingresso principale (di via Molinari) dell’Ospedale, come ribadisce Fabrizia Soncini di Cora – Comitato Osservazione Rischio Amianto: “la copertura dell’entrata, proprio sopra alla scalinata d’ingresso, è in eternit. Due anni fa, l’Azienda l’ha fatta incapsulare e ribadisce di tenerla monitorata ma questo intervento è assolutamente insufficiente anche a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici, peraltro sempre più violenti. In presenza di microfratture l’unico modo per difendersi dall’eventuale rilascio di fibre è la rimozione”. Andrea Rossi, coordinatore dell’Osservatorio Nazionale dell’Amianto Comitato di Carpi, è tra coloro che contribuì alla stesura della mozione presentata nel 2015 dal Movimento 5 stelle di Carpi – e poi votata all’unanimità in Consiglio Comunale – dove si richiedeva all’Ausl di rimuovere l’amianto. “L’Azienda rispose che la copertura era soggetta a monitoraggio e non occorreva rimuoverla, benché fosse inserita tra i siti mappati dalla Regione nel 2004. In precedenza anche il consigliere regionale Leoni (Forza Italia) aveva tentato di smuovere le acque ma inutilmente. Nel suo ultimo report, la Regione Emilia Romagna sottolinea come vi siano ancora 10 ospedali con amianto, quattro dei quali in provincia di Modena, mentre in due si rileva la presenza di vinil amianto nei locali”. Come può un’azienda sanitaria non tutelare la salute dei propri dipendenti e quella dei pazienti? La questione è certamente annosa ma dopo il profondo sconcerto e la delusione all’indomani della sentenza sulla vicenda dell’azienda Cemental di Correggio, il tema dell’amianto torna ad accendere gli animi anche nella nostra città. Sotto accusa, oltre al Ramazzini, luogo deputato alla salute per antonomasia, vi è anche l’edificio che ospita l’Istituto Nazareno, con annessa palestra: pienamente inserito nel polo scolastico di viale Peruzzi, è ricoperto di amianto. Una struttura, di proprietà della Curia, “per la quale i fondi  regionali o comunali non arriveranno mai, essendo una struttura privata”, denunciano Rossi e Soncini. Benvenga dunque il Bando amianto del Comune di Carpi che mette a disposizione di privati cittadini contributi diretti a incentivare la rimozione e lo smaltimento di manufatti contenenti cemento-amianto, ma la strada da fare per mettere in sicurezza il nostro territorio è lungi dall’essere in discesa. 

Jessica Bianchi