Gigi Filiberti: Ho nostalgia dei migliori anni della nostra vita

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Dopo aver scritto vari libri nei quali ha raccontato la sua vita di imprenditore nel settore dell’abbigliamento, il declino imprenditoriale e la ripresa grazie alla riscoperta di un’antica passione, ovvero quella per la cucina, Gigi Filiberti torna nuovamente in libreria col libro I migliori anni della nostra vita.
140 pagine con foto in bianco e nero e a colori che descrivono la Carpi dagli Anni 60 agli Ottanta, di cui Filiberti è stato attento osservatore, interprete e protagonista insieme a un gruppo di coetanei che egli ricorda con simpatia e nostalgia, riportandone nomi, cognomi e foto d’epoca rigorosamente in bianco e nero che ne valorizzano il valore storico e ne suggellano la grande amicizia. I ragazzi di allora, insomma, quelli che, all’epoca della descrizione, rappresentavano la seconda generazione dopo i loro padri imprenditori: uomini che avevano saputo creare dal nulla il boom della maglieria ponendo le basi dello sviluppo economico e industriale carpigiano di cui (in parte) godiamo ancora oggi i benefici. E Gigi Filiberti, con l’ironia, l’arguzia, la simpatia e la leggerezza narrativa che lo contraddistinguono, narra di quegli anni di spensierata e giovanile allegria e dell’improvviso e inatteso benessere, insieme a tutte le mitologie e i riti che hanno accompagnato quel periodo: dalla miseria dell’immediato dopoguerra al benessere, dalla bici all’auto e alla moto di grossa cilindrata, dalle vacanze estive e invernali ai viaggi esotici, dalla scoperta della musica leggera ai locali da ballo, ai night. Con alcuni di questi rampolli delle famiglie bene che, in virtù della voglia di fare, dell’ingegno,  del talento e  della fantasia personale, oltre che delle capacità imprenditoriali, hanno poi saputo  proseguire le attività dei padri o ingegnarsi a realizzare altre piccole o grandi attività produttive che hanno resistito sino a quando non è arrivata anche qui una crisi economica capace di mietere  vittime e abbassare serrande, determinando il declino inarrestabile di una città oggi sfiduciata.
E le ultime pagine del libro di Gigi Filiberti ne sono la conferma perché rappresentano testimonianze inoppugnabili, anche se amare, di un testimone di quei mutamenti socio-economici: “abbiamo voluto e avuto tutto e subito, case, fabbriche, denaro, auto, barche, viaggi. La vita per molti di noi e per molti anni è stata meravigliosa ma,  improvvisamente, tutto è cambiato, quel clima e quell’atmosfera di amicizia, di fraternità, di benessere sono spariti e  ci siamo accorti, con rammarico, di non essere riusciti, noi giovani leoni degli Anni Sessanta, a mantenere e a conservare quello che i nostri padri avevano creato. E così, dopo l’epoca del truciolo e della maglieria, adesso tocca ai giovani della terza generazione inventarsi qualcosa”.

Cesare Pradella

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