La risposta della Diocesi ai padri in difficoltà

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Sono sempre più numerosi gli uomini finiti in povertà dopo separazioni difficili. Uomini che, strozzati dalle spese legate al mantenimento di ex mogli e figli, non possono più permettersi un tetto sopra la testa. Padri costretti a dormire in auto o in alloggi di fortuna, privati della possibilità di trascorrere – in un luogo consono e dignitoso – del tempo insieme ai loro figli. L’emergenza abitativa in città è drammatica: complice la crisi economica e la contrazione dei redditi delle famiglie, molti nostri concittadini non riescono più a far fronte alle spese legate alla casa, siano queste mutui o canoni di locazione. Gli sfratti aumentano, la lista d’attesa per accedere agli alloggi del patrimonio Erp si allungano e il pubblico è strozzato: troppe le richieste a fronte di un numero limitato di appartamenti e di un turn over pressoché inesistente. In città gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono 628: ogni anno circa 450 persone fanno domanda per potervi entrare ma solo 30-35 di loro ce la fanno. Un’immobilità a cui si unisce anche l’inadeguatezza del numero degli appartamenti Ers – edilizia residenziale sociale – ovvero una ventina di alloggi privati con canoni calmierati, grazie alla mediazione del pubblico, a fronte di un’ampissima disponibilità di appartamenti sfitti o invenduti. In questo tempestoso mare magnum, la Diocesi di Carpi cercherà di offrire il suo contributo. Una goccia, piccola certo, ma comunque preziosa. Tra via Orazio Vecchi e via Nuova Ponente proseguono i lavori per la realizzazione della Cittadella della carità: “il fabbricato di nuova costruzione, le cui spese sono interamente a carico della Chiesa, – spiegano l’ingegner Marco Soglia e l’architetto Federica Gozzi – ospiteranno al piano terra la sede della Caritas diocesana, il Consultorio familiare e una cappella aperta al pubblico intitolata al Beato Odoardo Focherini. Al piano superiore, invece, troverà spazio una struttura di prima accoglienza per padri separati, con sei posti letto. Uomini in difficoltà che avranno anche la possibilità di accogliere fino a quattro bambini”. I lavori del cantiere dovrebbero concludersi “intorno alla metà di aprile”, assicurano  i due progettisti. Avere un tetto sopra la testa è un diritto inalienabile e solo unendo le forze, pubblico e privato potranno riuscire ad arginare l’emergenza abitativa che connota anche la nostra città. In occasione dell’ultimo incontro dedicato alla costruzione del Piano sociale di zona, i partecipanti al focus group dedicato all’abitare hanno stilato una serie di possibili soluzioni. Tra queste spicca l’invito al Comune di Carpi di  “creare un soggetto ad hoc per accedere alle aste giudiziarie e mettere a disposizione delle giovani coppie o delle famiglie più fragili appartamenti a prezzi inferiori a quelli del mercato libero”. E, ancora, via libera ai cosiddetti condomini sociali, “all’interno dei quali, far convivere persone di età, capacità, bisogni e abilità differenti capaci di interagire e sostenersi l’un l’altro”.  Ma dove reperire le risorse? E, soprattutto, come far sì che i privati si assumano le proprie responsabilità riconoscendo il ruolo fondamentale che giocano in questa complessa partita?  “I soldi – hanno sottolineato alcuni cittadini – possono arrivare dall’Europa, dallo Stato, dalle Regioni e, perché no, dalle Municipalizzate. Aimag potrebbe reinvestire parte degli introiti sul tema della casa”. E, ancora, aveva ipotizzato qualcuno “perché non iniziare a tassare in modo crescente tutti coloro che tengono sfitti i propri immobili?”. Interrogativi che esigono risposte immediate.
Jessica Bianchi

 

 

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