Amiche, quarant’anni dopo

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Mi chiamo Benedetta, Bibi per le mie compagne di collegio. Ho l’età che mi dai. Dove sono nata non è importante… è dove ho vissuto l’adolescenza e la giovinezza a fare la differenza. Il Liceo l’ho frequentato a Cortina, linguistico, in collegio. E’ lì che ho conosciuto le mie amiche, te le presenterò a breve. All’Università mi sono iscritta a Venezia con alcune di loro ed è proprio a Venezia che stiamo andando per ritrovarci, quarant’anni dopo la maturità”. Inizia così Riflessi di felicità il libro della giornalista carpigiana Annalisa Bonaretti. Un libro sull’amicizia che tanto “somiglia all’amore senza avere il limite o l’incanto della sessualità”. Benedetta, Gio, Caterina, Giulia e Pia sono le protagoniste di queste pagine. Cinque straordinarie ragazze degli Anni Settanta – “unite come le dita di una mano e poi le altre. Insieme facevamo due mani. Le altre non contavano… Noi leader, loro gregarie” – che a quarant’anni dalla maturità conseguita in collegio, il liceo linguistico dalle Orsoline a Cortina, decidono di incontrarsi. A Venezia, la città del cuore, dove tre di loro si sono laureate alla Cà Foscari. “Non per illuderci di essere quelle di allora, non apparteniamo alla specie delle forever young a prescindere. Siamo adulte, non adultescenti. Ma quando siamo insieme scatta un’alchimia che rende tutto possibile. E’ così che le nostre giovinezze non finiscono mai”. Un weekend per ricordare, per evocare l’incantato stupore e le inquietudini del passato, indulgendo su ciò che è stato senza mai scivolare nel rimpianto. Un weekend per condividere segreti mai pronunciati ad alta voce, per fare ammenda, per perdonare e perdonarsi. Una due giorni in cui riemerge un’antica alleanza. Una sororanza che nemmeno quarant’anni di vita può scalfire. Intaccare. “Troppo unite nonostante la vita ci abbia poi separate, ma mai realmente divise. Una per tutte, ma tutte per una”. E nel racconto si snoda il tempo in cui “credevamo che il mondo fosse giusto, che comportarsi bene fosse l’assicurazione per essere felici. Credevamo all’onestà e alla lealtà. Alla bellezza dentro e fuori”. Un tempo perduto ma prezioso. “Siamo diventate quello che volevamo o siamo semplicemente quello che potevamo?” si chiede Bibi, la voce narrante. Cosa è rimasto oggi di quelle giovani donne? Tornate nuovamente “a casa”, in quella Venezia dove si sono innamorate per la prima volta, dove hanno assaporato una primigenia sensazione di autonomia e libertà? Pagina dopo pagina queste donne si raccontano. Scelgono con cura le parole, svelano turbamenti. Fragilità. Timori. Oltre il perbenismo delle famiglie. Oltre la ricerca perenne di perfezione, perché, in fondo “la perfezione sta nell’imperfezione”, ma che fatica accettare e abbandonarsi a tale consapevolezza quando, racconta Bibi, “di leggero nella mia vita non c’è mai stato tanto”. E sullo sfondo, c’è lei. Una Venezia non convenzionale, segreta e bellissima che, coi suoi odori e sapori, riaccende emozioni. Passioni. Donne vere, quelle tratteggiate dalla penna di Annalisa Bonaretti: forti e fragili allo stesso tempo. Autentiche. Appassionate. “Siamo le une per le altre, occasioni di felicità”. Amiche. Sorelle. Un romanzo che scorre piacevolmente grazie a una scrittura diretta, delicata. Una storia che altro non è che una messa laica intorno a quella divinità chiamata giovinezza. Ma non c’è spazio per i rimorsi tra le righe di Riflessi di felicità, bensì per il coraggio. L’audacia e il commiato. Perché in ogni esistenza vi sono incontri che si vorrebbero dimenticare. Storie che mai si avrebbero voluto vivere. E dalle quali è necessario imparare a prendere le distanze. Momenti che hanno ferito, lasciando cicatrici nell’anima ma grazie alle quali siamo diventate le donne che siamo. Un commiato, quello dal dolore e dalla frustrazione, che fa bene al cuore, che libera: “sto imparando ad ancorare almeno un piede, a volte tutti e due, nel presente. Ci sto riuscendo, adesso che ho fatto pace con tutto il mio passato e del futuro mi importa, ma il giusto”, rivela Benedetta. Un libro da leggere per carezzare i sogni della giovinezza e guardare dritto al futuro, con la consapevolezza che solo l’età adulta conferisce, pur senza rinunciare alla pienezza dell’amore, soprattutto verso se stessi. Perché “insieme è meglio solo perché anche da soli si sta bene”.
Jessica Bianchi

 

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