A scuola di sociale

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I cittadini, per la prima volta, vanno a scuola di sociale ed è un successo. Il nuovo Piano Sociale di Zona ha due obiettivi ambiziosi: intercettare i bisogni emergenti e comprendere se le risorse messe a disposizione sono ben distribuite o se, al contrario, occorre ritararle sulla base delle necessità sempre più stringenti di una comunità socialmente, demograficamente, culturalmente ed economicamente mutata. E chi, meglio dei cittadini, può contribuire alla costruzione di questo piano triennale? La progettazione diventa dunque partecipata grazie all’innovativa scelta dell’Unione delle Terre d’Argine e dell’Azienda Usl – Distretto di Carpi di coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio affinché possano confrontarsi, definendo interventi e azioni condivise volte ad accrescere il benessere sociale dell’intera comunità. Il primo dei quattro incontri che si terranno tutti i lunedì del mese in corso si è tenuto l’8 gennaio all’interno del Centro provinciale per l’Istruzione degli Adulti in via Nuova Ponente, alla presenza di circa 80 partecipanti. In programma tre tavoli di lavoro, sul piatto tre temi di grande rilevanza: Casa della Salute, Riconoscimento del caregiver e Progetto di vita, vita indipendente, dopo di noi. La partecipazione ai lavori è attiva e coinvolgente: i presenti, spogliati del loro ruolo, non hanno che il proprio nome appuntato sul bavero della giacca o sul maglioncino. Al centro dell’interesse comune, infatti, non vi sono istanze o interessi personali, bensì l’innalzamento della qualità di vita della nostra città. Nel gruppo, formato da 35 persone, al quale prendo parte, vi sono medici ospedalieri, medici di famiglia, farmacisti, volontari aderenti ad associazioni socio – sanitarie, rappresentanti di parrocchie e di circoli e “semplici” cittadini: tutti desiderosi di dire la propria, con educazione e garbo, doti rare di questi tempi, contribuendo così alla stesura di un documento strategico per ciascuno di noi. Tutti si chiamano per nome, dandosi del tu. L’atmosfera è piacevolmente distesa e famigliare. Nessun formalismo. A “facilitare” la discussione all’interno del gruppo dedicato alla Casa della Salute ci hanno pensato l’assessore Daniela Depietri e Cristina Maccaferri dell’Ausl. A loro il compito di illustrare il profondo mutamento culturale e di approccio all’assistenza che queste strutture comportano: “la Casa della Salute non è un poliambulatorio né un ospedale, poiché non si fa carico di pronta assistenza, emergenza o acuzie ma si rivolge ai malati cronici, secondo un modello che fa della multidisciplinarietà il proprio punto di forza”, spiega Maccaferri. Questa struttura vuole prendersi cura delle persone e non solo erogare prestazioni: “facilmente riconoscibile e raggiungibile, la Casa – che sorgerà a fianco della stazione delle autocorriere – avrà il compito di valutare il bisogno e orientare il paziente”. Numerosi i servizi presenti: dal Consultorio Famigliare allo Spazio Giovani, dal Centro Prelievi con accesso diretto al servizio di continuità assistenziale grazie alla presenza dei medici di Meditem, passando per attività di promozione della salute e di prevenzione. “Il vostro compito è prezioso – ha poi sottolineato l’assessore Depietri rivolgendosi ai presenti – poiché i suggerimenti e le idee che raccoglieremo stasera ci aiuteranno a riempire di ulteriori contenuti la Casa della Salute, la quale dovrebbe vedere la luce entro i prossimi due anni”. La discussione all’interno del gruppo è stata vivace, numerosi gli spunti offerti e le richieste avanzate: “la Casa della Salute non deve in alcun modo depotenziare le funzioni dell’Ospedale e contribuire allo snellimento delle file in Pronto Soccorso facendosi carico dei codici bianchi. La struttura dovrà poi garantire un miglior dialogo tra i medici ospedalieri e quelli di famiglia”, ha commentato Luigi. “Un luogo dove ricevere risposte semplici e dove la burocrazia è ridotta al minimo. Una sorta di portineria della salute”, aggiunge Lorella. “Un riferimento unico per il cittadino per avere risposte legate alla domiciliarità e all’accompagnamento dei cronici”, prosegue Alberto. “Uno spazio in cui fare formazione, di educazione e confronto tra medici, personale infermieristico, mondo del volontariato e non solo”, commenta Cristiano. “Un luogo di orientamento ai servizi”, ribadisce Valeria, “accogliente e famigliare, in grado di farsi carico del paziente a 360 gradi” gli fa eco Nicola, “senza rimbalzarti da un servizio all’altro”, chiarisce Lia. “Una struttura dagli orari flessibili in cui si crei un team di valore in grado di dare risposte scientifiche ai bisogni legati alla salute”, sottolinea Delia. Una volta chiarite le aspettative, i partecipanti, si sono poi concentrati sulle alleanze e le collaborazioni che la Casa della Salute dovrebbe stringere per non restare un luogo autoreferenziale e chiuso su se stesso, bensì aperto alle varie componenti del tessuto sociale cittadino. “Dal mondo della scuola ai centri ricreativi e sportivi. Dalle parrocchie alle associazioni di categoria affinché fungano da tramite con le aziende associate, ai sindacati. Dalle coop sociali al mondo del volontariato. Dalle associazioni di stranieri alle aziende come promotrici di un nuovo welfare. Dalle case farmaceutiche ai patronati, all’Inps”. E, infine, i partecipanti hanno più volte ribadito l’importanza di far conoscere la Casa della Salute attraverso i  “media classici e non e i social network per arrivare a tutti i target cui la struttura si rivolge, giovani compresi”.
Jessica Bianchi

 

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