“Ho raggiunto ormai i 95 anni di età e ammetto di aver vissuto felicemente. Una vita fatta di gioie e dolori, fatiche e delusioni, ma contraddistinta da una grande gioia di vivere e di questo sono grato al Signore”.
Queste le parole di don Nino Levratti, originario di Gavello di Mirandola, durante la cerimonia di consegna, da parte del Rotary Carpi, del Premio Alberto III Pio, riconoscimento annuale istituito nel 2005 e destinato a premiare personalità carpigiane affermatesi nell’arte, nella letteratura, nel giornalismo, nell’imprenditoria e nella ricerca e che hanno contribuito a far conoscere le eccellenze del nostro territorio e a promuoverne lo sviluppo economico e sociale. Il riconoscimento è stato attribuito quest’anno a don Nino Levratti “per il suo indiscutibile valore umano, morale e sociale al servizio della nostra comunità”, ha sottolineato il presidente del club, Mario Santangelo. Il Premio – un busto in bronzo di Alberto III Pio, signore di Carpi del ‘500, realizzato dallo scultore Merighi – è stato conferito al sacerdote nel corso di una conviviale a Quartirolo dove, in precedenza, il vescovo monsignor Francesco Cavina aveva celebrato una messa per i soci. Toccanti le parole spese da Santangelo per l’opera svolta dal sacerdote (il primo a ricevere questo premio) a favore del prossimo e dei giovani in particolare, essendo stato per anni animatore ed educatore spirituale del movimento scoutistico locale. Don Levratti, dopo una prima esperienza sacerdotale a Mirandola, venne chiamato a Carpi nel 1953 dall’allora vescovo monsignor Prati, e qui fondò, nel 1956, il primo gruppo scout. Da allora, ha sempre seguito le attività religiose e ricreative dei gruppi giovanili all’Oratorio dell’Eden. Nel ringraziare il club per il premio conferitogli, il sacerdote si è lasciato andare a una serie di ricordi e aneddoti curiosi, molto apprezzati dai soci, tra cui la sua passione per la fotografia. Don Nino si è poi complimentato per le finalità del Rotary, sodalizio al servizio del prossimo, “con la stessa missione della chiesa cattolica”, ha sorriso. Una vita, quella del sacerdote, spesa per gli altri: “mi sono innamorato della bellezza delle cose, della natura e delle persone, una bellezza che mi affascinava e per questo mi sono avvicinato al creatore dell’universo decidendo di dedicarmi al sacerdozio perché avevo capito che senza Dio il corpo è senza anima, l’anima del servizio. E da allora vivo in serenità, compresa la mia attuale vecchiaia”, ha concluso
don Nino.
Cesare Pradella