Spiegare l’Oriente a Melbourne

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Costruirsi una carriera e una vita altrove, a centinaia di chilometri di distanza dalla propria casa d’origine. E’ quello che ha fatto con coraggio e determinazione la carpigiana 37enne Claudia Astarita, laureata in Scienze delle Relazioni Internazionali, con un Master a Milano e un dottorato in Scienze Politiche/Studi Asiatici conseguito all’Università di Hong Kong, dove ha vissuto dal 2005 al 2009.
Perché hai scelto proprio la Cina?
“Sono arrivata a Hong Kong con una borsa di ricerca dell’Istituto per il Commercio Estero spinta dalla mia grande passione per l’Asia. Sono sempre stata molto attratta da Paesi completamente diversi dal nostro e il continente asiatico mi piace in modo particolare, perché oltre a essere un luogo in cui scoprire qualcosa di nuovo e rimettersi in discussione ogni giorno, è molto sicuro, quindi dal mio punto di vista più facile da esplorare. Ci ho trascorso anni indimenticabili e ho conosciuto anche mio marito Marco con cui ho avuto due figli. Ho vissuto in Cina e in India, per motivi di ricerca e per periodi più brevi, e ho cercato di confrontarmi  il più possibile con le persone del luogo e di capire la loro cultura”.
Qual è stato il motivo che ti ha spinta a trasferirti a Melbourne?
“Mi sono trasferita ad agosto del 2013 insieme a tutta la mia famiglia, perché mio marito ha iniziato a lavorare qui come diplomatico per il Consolato Italiano. Prima di partire alla volta dell’Australia, avevamo vissuto quattro anni a Roma”.
Come è stato l’impatto con la nuova realtà?
“Avevamo tantissime aspettative che poi non si sono concretizzate. Ci eravamo avvicinati all’Australia con una visione piena di stereotipi e preconcetti. Avendo vissuto per un lungo periodo in un’altra ex colonia britannica credevamo che l’impostazione della metropoli potesse essere simile a quella di Hong Kong o Singapore e, avendo l’Australia una popolazione prevalentemente “bianca” e di origine occidentale, pensavamo che questo Paese potesse essere più simile all’Occidente, sebbene sia tanto distante da Europa e Stati Uniti. E invece ci siamo sbagliati, e per fortuna, aggiungerei! Abbiamo avuto l’opportunità di apprezzare la diversità di questa nazione in ogni campo: dalla cucina allo stile di vita, dai valori agli hobby, dal modo di crescere i figli al divertimento e, ancora una volta, grazie al confronto quotidiano, stiamo imparando tantissimo”.
Di cosa ti occupi lì?
“Sono una docente di Studi Asiatici e lavoro al Centro Studi sulla Cina dell’Università di Melbourne. Dal punto di vista della multiculturalità, non ho mai avuto in vita mia classi così eterogenee nella loro composizione.
Oltre agli australiani ho in classe europei, cinesi e asiatici in generale, qualche africano e alcuni studenti dell’America Latina, ma anche ragazzi turchi, dell’Arabia Saudita, iraniani e ho conosciuto persino una rifugiata del Kurdistan e un ragazzo Yazidi. Discutere di qualsiasi argomento in un gruppo così vario è stimolante e istruttivo non solo per loro, ma anche per me”.
Cosa ti piace di più della tua vita a Melbourne? Rimpiangi qualcosa dell’Italia?
“Vivere a Melbourne, e in generale in Australia, è bello perché tutto è semplice. La vita di quartiere ricorda un po’ quella di una piccola comunità in cui tutti si aiutano tra loro. Inoltre hanno molto senso pratico e tendono a semplificare tutto, dai pranzi veloci e frugali, al fatto che vestano leggeri se stessi e i propri figli anche d’inverno per velocizzare i tempi, uscendo spesso in ciabatte o, addirittura, scalzi”.
Il tuo desiderio è rimanere lì o vorresti tornare in Italia?
“A Hong Kong sarei potuta rimanere tutta la vita e ci tornerei anche ora, ma in Australia no, è troppo lontana. Qui si ha la sensazione (o almeno da straniero è così, perché gli australiani la pensano diversamente) di vivere isolati da tutto e da tutti, in una specie di vacanza prolungata, ed è gradevole, ma solo per un periodo. Inoltre mi manca l’Europa e non solo per una questione di valori e condivisione di stili di vita, ma per la bellezza dei luoghi, le opportunità e gli stimoli della quotidianità. Lasceremo l’Australia il prossimo anno, ma non sappiamo ancora dove andremo, dipenderà dalla destinazione che assegneranno a mio marito.
Il mio sogno in questo momento è rimanere stabile da qualche parte, possibilmente in Europa, almeno per dieci anni consecutivi, e poter continuare a condividere con le nuove classi nel prossimo Paese tutto ciò che ho imparato qui”.
Chiara Sorrentino