Da speaker del Circo Togni a re degli autodemolitori

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C’è un carpigiano di origini solieresi che, con un percorso di vita a dir poco avventuroso e coraggioso, è passato da speaker del famoso Circo Darix Togni a re degli sfasciacarrozze.  Angelo Pedrielli, di 77 anni, fin da ragazzo, aveva dato prova di grande intraprendenza, coraggio e fantasia, dedicandosi a una serie di attività e di lavori diversi. Fino al giorno in cui ha incontrato la persona che ha determinato la svolta della sua vita. Nel 1957,  aveva 18 anni e a Modena aveva piantato le tende il più grande circo italiano, quello di Darix Togni: l’intraprendente Pedrielli si presentò sicuro e disinvolto a Togni proponendosi come collaboratore disposto a svolgere tutti i lavori all’interno di una struttura complessa come quella di un circo. Dapprima preso ‘a giornata’, fu poi assunto in ragione del suo spirito di iniziativa, della voglia di lavorare e della capacità di adattamento alle varie necessità. Il patron del Circo se lo tenne vicino assegnandogli di volta in volta funzioni e compiti sempre più importanti: da elettricista a clown, da autista a responsabile dei mezzi di trasporto degli animali e delle attrezzature su strada e ferrovia da una città all’altra. “Mi fece persino attraversare a piedi un tratto delle Alpi con tre elefanti africani. Come Annibale – dice divertito Pedrielli – attraversai la frontiera e, a piedi, da Modane a Susa, portai i tre elefanti legati tra loro in Italia, facendoli poi salire su un mezzo apposito, sino a Torino, dove debuttarono come star”. Ma non finisce qui l’avvincente racconto di Pedrielli:  “un giorno, avendo sentito la mia voce al microfono, Darix mi fece debuttare come speaker del programma che veniva presentato agli spettatori mano a mano che gli artisti uscivano in pedana”. E così Angelo Pedrielli, indossato un elegante frac messogli a disposizione  dalla sartoria interna, cominciò un altro tipo di attività,  intrattenendo il pubblico e presentando gli spettacoli nei panni di Gianni Gabba. E  interpretò cosi bene il ruolo di presentatore che continuò a farlo per anni in giro per l’Italia e l’Europa.  Sposatosi con un’artista conosciuta all’interno del  circo,  Ata Fiorito, (pittrice romana che ha frequentato il Centro sperimentale di cinematografia di Roma) Pedrielli è padre di una ragazza che ora vive in Messico e ha una sorella, Augusta, che fa la suora in una comunità cattolica in Cile. Negli anni duemila Angelo Pedrielli pensò di fermarsi, di non fare più il giramondo, né lo speaker o il capo del servizio trasporti di Darix Togni. Ma non per questo ha rinunciato a portare a termine uno dei suoi brillanti colpi: portare per primo in Italia la troupe americana degli Stunt Cars, iniziativa di cui va fiero. Pedrielli si è stabilito a Rio Saliceto e ha aperto un salone di ricambi per auto ma, evidentemente, la vita tranquilla e sedentaria non fa per lui e così ha deciso di iniziare un’attività di sfasciacarrozze. Ha colto l’occasione di un vasto capannone vuoto a Carpi in via Lombardia  ed è diventato titolare di un’attrezzata ed efficiente officina per autodemolizioni. Era il 2002 e da allora Pedrielli svolge questa attività “in maniera seria e scrupolosa”, come afferma lui stesso, a tal punto da essere il demolitore di fiducia delle Forze dell’Ordine, Carabinieri  e Polizia, quando debbono demolire auto ‘di nessuno’ abbandonate da anni ai margini delle strade. E dice con  orgoglio di sfasciarne non meno di 500 all’anno, di tutte le cilindrate e di tutte le marche, dalle Fiat 500 alle Mercedes. Entrare nella sua maxi officina è come entrare in un girone infernale, tra rumori assordanti di trita-carrozze, torri di auto poste l’una sull’altra in attesa di essere distrutte, montagne di auto già ridotte a cubetti di lamiere pronte per essere trasportate nelle acciaierie. Ma lo sfasciacarrozze principe di Carpi ha anche un cuore, un’anima e una notevole sensibilità artistica. E lo dimostra quando al visitatore mostra una targa ricordo fatta incidere appositamente per lui da Darix Togni in segno di considerazione, stima e affetto.

Cesare Pradella