“Nessuno tocchi la Costituzione”

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Il magistrato Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione si è occupato in passato di terrorismo, del rapimento di Aldo Moro e degli omicidi dei giudici Bachelet, Palma e Tartaglione. E’ stato ospite della nostra città, intervistato dal giornalista Pierluigi Senatore. Chiarissima e netta la sua posizione relativamente al referendum sulla riforma costituzionale. Intervenendo sul tema Costituzione da difendere, Imposimato non ha avuto mezze misure nel dichiararsi “preoccupato dalle tante modifiche previste dalla riforma del Governo Renzi poichè si corre il rischio di ritrovarsi con una Costituzione diversa rispetto a quella attuale, voluta da uomini come Calamandrei e dai padri costituenti nel 1946. Se passa il disegno di Matteo Renzi – ha aggiunto – si andrebbe verso una dittatura della Maggioranza: il premio elettorale previsto per il partito che ottiene più voti, il 28 per cento, potrà dargli il 51 per cento in Parlamento. Un’aberrazione, peggiore del sistema attuale, il cosiddetto Porcellum, tanto criticato dalla Sinistra e giustamente bollato come anticostituzionale. Oggi, al contrario, la Costituzione voluta da tutti i partiti nel dopoguerra garantisce l’alternanza al governo delle forze politiche, la sola vera garanzia di un’effettiva democrazia. Se questo referendum passerà – ha detto tra il serio e il faceto –  io non resterò in Italia”.  Poi Imposimato, che in passato è stato deputato e senatore  eletto nelle liste del Pci, ha criticato le leggi varate dal Governo “tutte votate imponendo la fiducia e non col libero dibattito parlamentare, come il Job Act e il salvabanche. E’ vergognoso che Renzi non abbia ancora presentato la legge sul conflitto di interessi, non abbia ridotto gli stipendi di deputati, senatori e dei grandi funzionari dello Stato… mentre l’abolizione incompleta di Senato e Province non porterà a consistenti risparmi della spesa pubblica”. Imposimato ha poi duramente criticato i governi di Sinistra dell’ultimo ventennio (Amato, Prodi, D’Alema e Letta) incapaci di mantenere le promesse iniziali e, in particolare, quello di Romano Prodi: “da sempre consulente della grande banca americana Goldman Sachs, dunque in evidente conflitto di interesse coi provvedimenti presi quando era parlamentare e presidente del consiglio”.

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